martedì 16 luglio 2013
Ilva conflitti e interessi Il doppio ruolo dei tecnici di Bondi
COINCIDENZE
Due dei quattro autori
della relazione-scandalo
sul tabacco erano ex
periti dell’azienda.
Il commissario: “E ra
solo un parere” di Francesco Casula
Taranto
Non ho mai detto, né scritto che 'il tabacco fa
più male delle emissioni dell’Ilva', come
risulta precisato solo da alcuni giornali” anzi “le
emissioni inquinanti dello stabilimento Ilva di
Taranto hanno, a quanto risulta da indagini
svolte in sede scientifica e dagli accertamenti
disposti della magistratura, avuto rilevanti impatti
anche sanitari”. La retromarcia del commissario
Enrico Bondi è giunta a distanza di due
giorni dallo scoop del Fatto sul dossier che l'ex
amministratore delegato dell'azienda dei Riva
ha inviato al governatore Nichi Vendola e che
esclude le responsabilità dell'Ilva dai tumori
causati invece da fumo, alcool e povertà.
PRECISAZIONI, tuttavia, che sembrano non tenere
conto delle frasi contenute nella lettera di
trasmissione firmata da Bondi nella quale il
commissario scrive che dalla perizia sono emersi
“numerosi profili critici, sia sotto il profilo dell'attendibilità
scientifica, sia sotto il profilo delle
conclusioni raggiunte” dalla valutazione danno
sanitario redatto dall'Arpa Puglia. Non solo.
Bondi nella stessa lettera chiede che queste criticità
siano “compiutamente e specificamente
esaminati e considerati”. Profili critici scritti da
quattro esperti tra i quali Paolo Boffetta e Carlo
La Vecchia già firmatari delle contro perizie depositate
dai legali dell'Ilva a novembre scorso e
sulla base delle quali l'azienda chiese senza ottenerlo
il dissequestro degli impianti bloccati a
luglio. Insomma, Bondi come
commissario nominato dal governo,
recepisce e sostiene una
relazione firmata dai consulenti
dei Riva a dimostrazione, secondo
molti, del palese conflitto
di interessi nato con la sua
nomina. “Bondi dovrebbe ritirare
quella perizia, chiedere al
presidente Vendola una proroga
e affidare il commento del
Danno sanitario ad altri, magari
a Edo Ronchi e agli esperti
nominati dal ministro Orlando”
ha detto Giorgio Assennato, direttore generale
di Arpa Puglia durante un convegno in
cui è esplosa la rabbia dei tarantini. L'esasperazione
dei cittadini ha preso di mira il sindaco,
Ippazio Stefano, aspramente contestato durante
un convegno sui temi ambientali e costretto a
lasciare l'Università scortato dai carabinieri.
“Dimettiti!” urlavano i cittadini indignati dalle
parole di Bondi. A scatenare la rabbia è stata
anche l'assenza di una pronta reazione del sindaco,
giunta solo a distanza di 24 ore dalla notizia
della relazione-scandalo di Bondi. Nella nota il
primo cittadino e l'assessore all'ambiente, Vincenzo
Baio, si sono detti “sconcertati e costernati”
e hanno aggiunto che “non è accettabile che
lo stupro ambientale che Taranto ha subito per
decenni e che ha provocato un netto aumento
della mortalità dei tarantini possa essere ridimensionato
a banali considerazioni”. Parole forti,
ma che non sono bastate ai tarantini, vittime
oramai da decenni di emissioni dannose che, come
hanno testimoniato le perizie disposte dal gip
Patrizia Todisco, diffondo “malattia e morte”.
INTANTO l'Ilva di Taranto resta sotto la lente di
Bruxelles. La Commissione Ue, infatti, in attesa
di chiudere la valutazione dei documenti ricevuti
a metà giugno da Roma, acquisiti nell'ambito
di una procedura di informazione, lo scorso
8 luglio ha inviato all’Italia nuove richieste a cui
bisognerà rispondere entro un termine di tre settimane.
Una procedura aperta nel marzo 2012
che ha dato vita a vari scambi tra la Commissione
Ue e le autorità italiane. Il fatto quotidiano 16 luglio 2013
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