mercoledì 17 luglio 2013
F-35? Ci pensiamo qualche mese ma poi li compriamo lo stesso
di Marco Palombi
Il governo: votate pure la mozione,
avete il nostro “parere
favorevole”, basta che sia chiaro
che alla fine decidiamo noi. La
maggioranza: certo, diciamo di
fermare per ora l’acquisto degli
F-35, ma tranquilli, alla fine li
compriamo. Il minuetto danzato
ieri nell’aula del Senato sui
cacciabombardieri statunitensi
è tutto qui: Pd, Pdl e Scelta civica
non fanno neppure finta – co -
me era successo alla Camera un
paio di settimane fa – che ci sia
qualche possibilità reale di
bloccare il programma; il governo
non si preoccupa nemmeno
di dare l’idea di considerare
questa faccenda una cosa
seria. Tutto agli atti.
COMINCIA il ministro della Difesa,
Mario Mauro: gli F-35 ci
servono e non hanno alternative
tecniche credibili; comunque il
Parlamento ha votato a favore
del programma moltissime volte
in quindici anni e, se non bastasse,
abbiamo preso impegni
vincolanti coi nostri alleati.
Quanto alla faccenda su chi decide
cosa in merito all’acquisto
di armi – tema sollevato dal
Consiglio supremo di difesa, secondo
cui le Camere “non hanno
poteri di veto” in materia –
Mauro è ancora più netto, quasi
insultante: le commissioni Difesa
possono dare “un parere – ci -
to la legge - motivato con riferimento
alla mancata coerenza
con il piano di impiego pluriennale”.
Insomma, il Parlamento
può controllare solo “la coerenza
tra quanto il governo ha dichiarato
e quanto contenuto nei
decreti” di spesa. Conclusione:
“Invero - e lo dico con il conforto
di autorevolissimi costituzionalisti
- tutta questa materia
non ha minimamente la possibilità
di alterare l’equilibrio tra
Parlamento e governo come definito
dalla Costituzione”. Tradotto:
il programma è già approvato,
basta chiacchiere.
La maggioranza, dal canto suo, è
perfettamente d’accordo col governo,
soprattutto sulle magnifiche
e progressive sorti dell’in -
dustria italiana: a regime gli
F-35 ci frutteranno “diecimila
posti di lavoro” super qualificati
in ben tre insediamenti produttivi
(calcoli contestatissimi).
C’è pure chi, come Bruno Alicata
del Pdl, sottolinea quanto
sia necessario essere armati bene
in un momento in cui tra
Nord Africa e Medioriente si
sprecano rivoluzioni e golpe. E
la mozione che impegna il governo
a “non procedere a nessuna
fase di ulteriore acquisizione
senza che il Parlamento si sia
espresso”? Beh, spiega Alicata in
aula, “risponde alle sollecitazioni
che provengono dall’opinio -
ne pubblica per un supplemento
di riflessione”, ma “bisogna aver
chiaro che l’Italia non può uscire
dagli scenari di sinergia industriale
e ricerca tecnologica”.
E IL PD? La parola al vice capogruppo
Nicola Latorre: “Va subito
detto che un Paese moderno,
industrializzato, parte di un
consesso internazionale, non
può e non deve rinunciare ad un
sistema di difesa”. Quindi, alla
fine, questi cacciabombardieri li
comprate? Sì, ma “sentendo tutto
il peso della responsabilità di
chi sa che c’è un confine tra la
politica e la testimonianza”. Il riferimento
è alla mozione “paci -
fista” di Felice Casson (e pochi
altri senatori democratici):
“Dissento dal mio gruppo – si
alza infatti l’ex magistrato – per -
ché non solo, finora, i parlamentari
del Pd non avevano mai vo-tato a favore degli F-35, ma anche
perché nel programma elettorale
c’era scritto che bisogna
assolutamente rivedere il nostro
impegno nel programma”. Parlano
contro i cacciabombardieri
anche Sel e il Movimento 5 Stelle:
l’F-35, spiegano i grillini, è un
sistema “d’attacco”, pensato
persino per trasportare ordigni
nucleari, dunque assolutamente
inconciliabile con l’impostazio -
ne militare difensiva sancita dalla
Costituzione. Finito, si vota:
passa la mozione Pd-Pdl, il governo
è contento, i militari pure,
ora inizia la riflessione e tra un
po’ decolleremo in verticale. il fatto quotidiano 17 luglio 2013
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