domenica 28 aprile 2013

t'adoriam Letta divin, giornali & proiettili la stampa di Letta e di governo


di Marco Travaglio
Hanno ragione il presidente
ridens Piero Grasso e i noti
moderati Alemanno, La Russa,
Storace, Barani, Maroni,
Prestigiacomo, Sallusti, Gasparri
e la sua signora Gasbarra:
serpeggia, anzi tracima in Italia
un eccesso di opposizione che
può armare la mano di qualche
testa calda. Basta aprire un giornale
o un tg a caso per imbattersi
in orde di giornalisti ipercritici,
addirittura feroci contro il governo
Napoletta e i partiti che lo
compongono. Un coro pressochè
unanime di attacchi forsennati
che è francamente difficile
distinguere dalle pallottole.
Tanto da far sospettare che lo
sciagurato attentatore, ieri mattina,
prima di aprire il fuoco sul
Parlamento fosse passato in
edicola o almeno reduce da una
full immersion negli speciali televisivi
degli ultimi giorni. Ne
pubblichiamo qui una piccola
antologia, sempre ribadendo il
monito del Capo Supremo affinchè
la stampa smetta di “rin -
focolare” e inizi a “cooperare”.
Letterman Show. “Il governissimo
delle facce nuove”, “Napo -
litano, missione compiuta”,
“Letta, 77 ore per disinnescare
la guerra civile Pd-Pdl”, “Sacco -
manni, il tecnico che non fa
sconti alla finanza mondiale”,
“La missione di Giovannini: rilanciare
l'occupazione”, “Far -
nesina in festa per l'arrivo della
Bonino” (La Stampa). “Gover -
no Letta: record di donne, supertecnici
e quarantenni” (il
Messaggero ). “Più donne e giovani,
la squadra di Letta”, “Letta
è premier: donne e giovani. Provo
una sobria soddisfazione”,
“Ritorno alla realtà”, “Sul governo
il sigillo del Colle. E si
apre il cantiere delle riforme”,
“Campane a festa per D'Alia”
(Corriere ). “Governo giovane e
in rosa”, ”Straordinari doveri”,
“Quagliariello: ‘E ora pacificazione’”,
“Su Interni e Giustizia
la mossa decisiva” (Avve nire ).
“La nuova generazione”, “Le signore
della competenza”, “Ecco
il governo Letta, giovani e donne”
(Repubblica ). Ancora nessuna
notizia dei bambini.
Pigi Lettista. “I due partiti maggiori
che si accingono a formare
un governo presieduto da Letta
stanno compiendo un atto coraggioso.
Sanno che per loro
questa è l'ultima chiamata. Sanno
che non possono fallire”
(Pierluigi Battista, Corriere,
25-4). Combattenti di terra, di
mare e dell'aria! Camicie nere
della rivoluzione e delle legioni!
Uomini e donne d'Italia, dell'Impero
e del regno d'Albania!
Ascoltate! Un'ora segnata dal
destino batte nel cielo della nostra
patria. L'ora delle decisioni
irrevocabili. La parola d'ordine
è una sola, categorica e impegnativa
per tutti. Essa già trasvola
ed accende i cuori dalle
Alpi all'Oceano Indiano: vincere! Stefano Menichetta. “In
questi giorni si sconta
l’antica cessione di autonomia
in favore di un
ceto intellettuale che del radicalismo
tendente al giustizialismo
fa la propria ragion d’essere. I
Travaglio, i Padellaro, i Flores
che... annullano la persona di
Enrico Letta perché ‘nipote’ so -
no personaggi che fanno orrore.
Il loro linguaggio suscita repulsione.
Il loro livore di sconfitti
mette i brividi. Ma in condizioni
normali il loro posto dovrebbe
essere ai margini, in quell’ango -
lo della società e del dibattito
pubblico dove sempre si collocano
gli odiatori di professione.
Solo qui capita che da quell’an -
golo si riesca a condizionare gli
umori della sinistra italiana che
... ha sempre cercato di parlare e
di ragionare di politica, lasciando
ai neofascisti la necrofilia e
l’intimidazione. Ha problemi
grossi da risolvere, Letta. Ma
sembrano inezie se paragonati
alla guerra contro i battaglioni
della morte che dobbiamo vincere
noi” (Stefano Menichini,
Europa , 26-4). E vinceremo, per
dare finalmente un lungo periodo
di pace con la giustizia all'Italia,
all'Europa, al mondo.
Beppe Lettergnini. “L'incarico a
Letta non ha ancora 48 ore e già
si sentono i soliti commenti bellicosi,
le consuete dichiarazioni
stentoree... Questa è l'ultima
spiaggia della Penisola: più in là
c'è solo il mare in tempesta e un
azzardo pericoloso. I saggi nominati
dal presidente Napolitano
si sono rivelati concreti. In
poco tempo hanno prodotto
poche pagine di buone idee: nel
Paese pleonastico, una piccola
rivoluzione... L'Italia ha voglia
di novità. È primavera: bisogna
cambiare aria nelle stanze e nel cervello... Enrico
Letta è un uomo competente, calmo e relativamente
giovane” (Beppe Severgnini, Corriere ,
26-4). Ma anche marito premuroso, padre esemplare
e soprattutto nipote.
Aldo Cazzulletta. “Non ha citato Kennedy – ‘la
fiaccola è stata consegnata a una nuova generazione...
’ - ma ha detto più o meno le stesse cose,
Napolitano. Le ha dette mentre affidava l'incarico
di formare il ‘suo’ governo a un uomo di cui potrebbe
essere il nonno”. Il posto di zio era già impegnato.
“L'Italia, paese considerato gerontocratico,
fa un salto in avanti inatteso e si colloca all'avanguardia
in Europa... A Palazzo Chigi arriva
il ragazzo che amava il Drive In e gli U2” (Aldo
Cazzullo, Corriere , 25-4). Largo ai giovani, pancia
in dentro e petto in fuori.
Alessandro Salletta. “Complimenti Gina, al secolo
Gianna Fregonara (giornalista del Corriere,
ndr), candidata first sciura del Paese. Per l'incarico
al marito, ovvio, ma soprattutto perchè sono
certo che se oggi Enrico Letta è sulla soglia di Palazzo
Chigi dietro c'è lo zampino della moglie, la
Gina appunto. E senza presunzione, mi prendo
un piccolo, assolutamente casuale merito per
averla spinta con qualche sotterfugio a Roma tra
le braccia del suo futuro marito che all'epoca dei
fatti né io né lei conoscevamo... Tornava sempre
con la notizia giusta e si aprì la strada con le sue
capacità. Anni dopo non tornò più, aveva trovato
la notizia del fidanzato giusto. Tale Enrico Letta. E
dopo non poca sofferenza, come nelle favole, vissero
felici e contenti e con tre figli. Brava Gina,
non ci deludi mai” (Alessandro Sallusti, il Giornale,
25-4). Anche il povero Sallusti, negli ultimi
giorni, ha passato notevoli sofferenze, soprattutto
alla lingua: molto capiente, ma non abbastanza
per abbracciare, oltre al Pdl e al suo padrone, anche
tutto il Pd e persino Monti e i suoi. Come fare?
Alla fine ha optato per un trapianto di lingua, e
ora ne ha due. L'articolo sopra citato è stato scritto
con la seconda (il finale della fiaba è custodito nell'apposito
dossier “Fregonara” e sarà divulgato se,
Dio non voglia, il marito non facesse il bravo).
L'Epifania. “Il Pd ritrovi coraggio” (Guglielmo
Epifani, l'Unità, 23-4). “Il Pd ritrovi la sua funzione”
(Guglielmo Epifani, l'Unità, 28-4). Ogni
cinque giorni, Guglielmo Epifani occupa uno
spazietto in basso a sinistra sulla prima pagina
dell'Unità per rammentare al Pd qualche oggetto
smarrito da ritrovare. Prossime puntate: “Il Pd ritrovi
le chiavi di casa”, “Il Pd ritrovi il calzino sinistro”,
“Il Pd ritrovi l'auto posteggiata in doppia
fila e rimossa dai vigili”. Seguirà, con comodo, “Il
Pd ritrovi i suoi elettori”.
Antonio Socciletta. “L'arte del compromesso ci
salverà dai moralisti. In un'omelia del 1981 Ratzinger
elogiava la mediazione come strumento
della politica. Contro le ideologie che esaltano lo
Stato assoluto. Oggi tre politici cattolici, Enrico
Letta, Angelino Alfano e Mario Mauro, portano
avanti i valori di dialogo e razionalità che furono
di De Gasperi... Un nuovo umanesimo e un nuovo
rinascimento potrebbero essere l'orizzonte e
l'ambizione di questa pacificazione nazionale. Se
non fallisce e non viene sabotata” (Antonio Socci,
Libero , 27-4). Dio lo vuole. E anche Ratzinger. E
De Gasperi. Ma pure Lorenzo il Magnifico.
Claudio Sardoletta. Prima della cura: “Continuia -
mo a pensare che le larghe intese costituiscano un
pericolo, che la riproposizione di uno schema simil-
Monti abbia troppe controindicazioni dopo
quanto è successo, che la frattura politica apertasi
nella società richieda una competizione trasparente
e differenze leggibili tra destra e sinistra”
(Claudio Sardo, l'Unità, 23-4). Dopo la cura: “Il
governo di Enrico Letta nasce da uno stato di necessità
e da una grave sofferenza politica... Il governo
Letta, così nuovo e così difficile, è un'opportunità
per la sinistra” (Claudio Sardo, l'Unità,
28-4). Che s'ha da fa' per campa'.
Claudio Sardomuto. “Nel suo governo non ci sono
i protagonisti del conflitto politico di questi anni...
Letta è riuscito a mettere insieme una squadra di
ministri giovani e a sottrarsi ai veti di Berlusconi,
promuovendo un rinnovamento generazionale
che, magari, potrà aiutare persino l'evoluzione
democratica del partito della destra” (C. Sardo,
28-4). Alfano, Lupi, Quagliariello e De Girolamo,
tutti aderenti alla celebre mozione parlamentare
“Ruby nipote di Mubarak”, sono notoriamente
estranei al conflitto politico di questi anni. E comunque,
vivaddio, sono così giovani. Giovinetta,
giovinetta, primavera di belletta.
M'hai detto un Prospero. “D'Alema è temuto dalla
destra, che lo indica come il simbolo del nemico
irriducibile, che è meglio tenere alla larga perchè
richiama una storia, rievoca una tradizione, risveglia
delle memorie che è preferibile spegnere
per sempre. Eppure un politico dell'esperienza
internazionale di D'Alema avrebbe potuto contribuire
all'azione incisiva di un governo che non
può rinunciare a definire dei momenti di svolta
nelle politiche prevalenti nello scacchiere europeo.
Un ponte solido verso la sinistra europea”
(Michele Prospero, l'Unità, 28-4). “La squadra ha
perso qualcosa in competenza e valore aggiunto
rinunciando a un ministro degli Esteri come Massimo
D'Alema” (C. Sardo, l'Unità, 28-4). Ecco l’unico
difetto nel governo Letta: manca D'Alema.
Il Lettaggero. Il direttore del Messaggero Virman
Cusenza, giornalista ma soprattutto sarto, confeziona
per il nuovo governo un abitino su misura.
Titolo: “Un cambio di stagione”. Svolgimento:
“Non c'è commento migliore al governo
appena nato della foto che ritrae Giorgio Napolitano
mentre stringe le mani di Enrico Letta. Ed è
difficile capire dove cominci la stretta del primo e
finisca la presa del secondo, come padre e figlio
sinergicamente s'affidano l'un l'altro prima delle
navigazioni impegnative della vita”. Corbezzoli,
gliele ha cantate chiare. Del resto, di fronte a quelle
mani di fata, la prima domanda che si ponevano
pensosi tutti gl'italiani era appunto questa: chissà
dove comincia la stretta del primo e finisce la presa
del secondo? Ah saperlo. Ma anche: va bene il
padre, va bene il figlio, ma dove
sarà mai lo zio? A pag. 3 Alberto
Gentili colma anche questa lacuna:
lo zio non c'è, ma c'era fino
a qualche minuto prima a reggere
la coda al Cainano, poi gli
ha telefonato: “Sei stato bravo,
Enrico, e sei molto maturato”.
Ecco, a 47 anni il pupo ha messo
su i primi dentini e sta per smettere
di gattonare. Per il resto, avverte
il Cusenza, “il richiamo al
1946 non è casuale”: “Il nuovo
governo Letta è chiamato” a
“una piccola grande rifondazione
del concetto di buon governo
perchè almeno generazionalmente
sono venuti meno io muri
e gli steccati che hanno avvelenato
gli ultimi decenni, con la
violenza e l'odio e la loro interminabile
scia di sangue”. Insomma
quella di De Gasperi che
nel '46 governò con Togliatti è
“un'impresa simile (al netto del
conflitto mondiale)” a quella di
Alfano che governa con Letta (al
netto dei processi a B.). Lo dice
anche Letta al Messaggero : “Oggi
si chiude la guerra dei vent'anni.
Ora siamo all'armistizio. La
speranza è che scoppi la pace”.
Amnistia, si chiama amnistia.
Eugenio Lettari. Scalfari è il più
entusiasta, fin dal titolo dell'editoriale:
“Un medico per l'Italia”.
Non si sa a chi si riferisca, ma si
sa a chi non si riferisce: Alfano,
che essendo soltanto il ministro
dell'Interno e il vicepresidente
del Consiglio, non merita neppure
una citazione. “Nelle circostanze
date è un buon governo.
Enrico Letta aveva promesso
competenza, freschezza, nomi
non divisivi. Il risultato corrisponde
pienamente all'impegno
preso, con un'aggiunta in più:
una presenza femminile quale
prima d'ora non si era mai verificata...
Se i fatti corrisponderanno
alle parole molte sofferenze
saranno lenite e molte
speranze riaccese”. Rimosso Alfano - ma anche
Lupi, De Girolamo, Lorenzin e Quagliariello, la
banda fresca e non divisiva della nipote di Mubarak
- Scalfari ammira molto la “competenza”
dell'avvocato De Girolamo in tema di agricoltura,
o della signora Lorenzin (maturità classica) in
materia di Sanità, o di Andrea Orlando (maturità
scientifica, ex responsabile giustizia del Pd) in fatto
di Ambiente. Però non ne cita nessuno, per precauzione.
preferisce citare “Camillo Prampolini”
(non è uno scherzo, davvero, anche se nessuno
capisce che diavolo c'entri). Poi tributa il consueto
omaggio a Sua Castità Napolitano: Suo malgrado,
ha dovuto restare al Quirinale. Suo malgrado, ma
per fortuna del Paese”. Egli, ça va sans dire, “co -
nosce benissimo i limiti e i doveri che la Costituzione
li prescrive”: infatti li ha violati tutti nel
giro di qualche giorno. A questo punto, Scalfari
elenca i “molti precedenti” del governo Napoletta
nella storia della Repubblica. Che poi sono due. Il
primo è primo il patto Moro-Berlinguer per la
non sfiducia ad Andreotti a metà anni 70, che però
non c'entra nulla, visto che il Pci non aveva ministri,
nemmeno quando nel ‘78 votò per qualche
mese la fiducia. Il secondo è il governo Badoglio
del 1944, dove sì c'erano nello stesso governo ministri
comunisti e democristiani: ma nemmeno
quello è un precedente, perchè l'Italia era ancora
una monarchia, oltre a essere ancora in guerra.
Insomma, i “molti precedenti” non esistono. Meglio
tornare a Re Giorgio, “un presidente al di sopra
delle parti” che, “salvo Ciampi, non è mai esistito”
perchè “garantisce tutti, ma garantisce soprattutto
il Paese”. Ma garantisce soprattutto B.
Giuliano Lettara. “Ora i giudici devono deporre le
armi” (Giuliano Ferrara, il Giornale, 28-4). Wow,
era ora! Ferrara, sempre così informato, ci farà
sapere quanto dura l'armistizio, e soprattutto la
decorrenza e la scadenza. Insomma, da quando a
quando c’è licenza di delinquere. Così magari,
prima che i giudici riprendano le armi, gli sfiliamo
il portafogli o gli svaligiamo la casa. Il fatto quotidiano 29 aprile 2013

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