martedì 30 aprile 2013

Ignazio Marino candidato sindaco a Roma base scontenta la gente piange per la crisi

Candidato Pd a Roma “Base scontenta, ma la gente piange per la crisi” PRIORITÀ PUBBLICHE Tra elettori e iscritti c’è forte disagio Questa però è un’elezione amministrativa: mi chiedono il lavoro o i pali della lucedi Luca De Carolis Il fatto quotidiano 1 maggio 2013
Vedo grande disagio tra elettori e iscritti al Pd, ma i problemi
principali della gente sono altri: in giro per Roma
incontro gente che piange dalla disperazione”. Ignazio Marino,
candidato sindaco nella capitale per il centrosinistra, senatore
Pd dimissionario (“La lettera di dimissioni l’ho mandata, il Senato
deve approvarla”), dice di non temere contraccolpi dal
caos nel suo partito: “I cittadini mi chiedono soluzioni, e io
cerco di darle, studiando come un secchione e ascoltando tutti.
Questo è il mio compito, al di là della politica nazionale”.
Marino, che clima respira tra la gente del Pd? Deve giustificare il
partito per l’alleanza con Berlusconi?
Il disagio tra elettori e iscritti è forte. Non comprendono le
strategie politiche degli ultimi
tempi. Ma in generale
emerge una grande stanchezza
verso tutte le ideologie.
Mi parlano e mi chiedono
poco di massimi sistemi,
e tantissimo dei problemi dei
loro quartieri o di quelli personali.
Lei è in campagna elettorale
da alcune settimane: dopo il
flop su Prodi e il governissimo
non si è fatta più difficile?
No: credo pesi il fatto che
questa è una elezione amministrativa.
Il vero tema sono
gli effetti della crisi economica.
L’altro giorno una signora
è venuta da me a un appuntamento
elettorale con le analisi
della tiroide, perché sono un medico, e lei non ha i 300 euro
per lo specialista. Incontro persone in lacrime, perché non ce le
fanno ad arrivare a fine mese o non trovano lavoro.
Non teme davvero di pagare la crisi del Pd? Sul web è rivolta,
anche dagli utenti romani...
Non ho timori: piuttosto, mi capita di trovarmi in imbarazzo di
fronte a certe domande specifiche della gente. Quando ti chiedono
quanto tempo ci vorrà a mettere i pali della luce in un
quartiere lasciato a se stesso, è davvero difficile.
Il governo Letta potrà aiutare Roma? A proposito: lei avrebbe
votato la fiducia?
Mi limito a fare imigliori auguri di buon lavoro al governo e a
Enrico Letta. Spero di interagire con lui da sindaco di Roma.
Sinceramente: in un momento come questo, l’essere un uomo
con una storia politica relativamente breve la può favorire?
Le rispondo con i dati: sono stato parlamentare per due anni
come indipendente (dal 2006, per i Ds, ndr), poi sono stato
rieletto con il Pd. La tessera l’ho presa solo nel 2009, poco prima
di correre alle primarie nazionali.
Quindi, questo percorso la avvantaggia...
Dico che questa è la mia storia, di un medico che fa parte del
Pd.
Nel partito romano sono volati stracci: il segretario è stato dichiarato
decaduto, tra le polemiche. Non teme di finire in una
guerra tra correnti?
No, perché a contare sono i voti di 2 milioni e 700mila cittadini,
e non le logiche di qualche capo corrente, se esistono.
Quando ha sentito l’ultima volta Bersani?
Abbiamo parlato al telefono nel giorno dell’elezione di Napolitano.
Gli ho chiesto consigli, perché lui ha amministrato
l’Emilia Romagna

Taranto primo maggio festa del lavoro concerto per dare musica a chi resiste all'Ilva

TARANTO, PRIMO MAGGIO NELLA POLVERIERA DALLA MANNOIA A BARBAROSSA, DA RIONDINO A ROY PACI PER DARE MUSICA A CHI RESISTE ALL’I LVA IL SINDACO La reazione del primo cittadino Ippazio Stefàno: “Cosa c’è domani? Un concerto? A me la musica non piace di Sandra Amurri inviata a Taranto Il 1° Maggio di lotta-Sì ai diritti, no ai ricatti”. È il titolo del concerto che si svolge oggi a Taranto al parco archeologico di Solito- Corvisea, alle spalle della Concattedrale, organizzato dal comitato Cittadini Liberi e Pensanti al quale partecipano Luca Barbarossa, Fiorella Mannoia, Luca Carboni, Riondino, Roy Paci e molti altri nomi noti del mondo dello spettacolo, tutti a titolo gratuito e a proprie spese per dimostrare solidarietà ad una città divorata dall’inquina - mento dell’Ilva, dall’indifferen - za e dalla compromissione della politica. Ultimo esempio è l’av - viso di garanzia al sindaco Ippazio Stefàno nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente svenduto”. Lui spiega in una conferenza stampa di non aver ricevuto nulla e motiva con ciò le sue mancate dimissioni. Gli chiediamo se oggi ci sarà. Risponde: “Perché che c’è?”. Informato ribatte: “A me la musica non piace”, mentre i cittadini presenti gli urlano “pagliaccio”. “QUANDO MI HANNO invitato non ho esitato un attimo ad accettare perché la situazione che Taranto subisce non può e non deve finire nel dimenticatoio” sono le parole di Fiorella Mannoia “mettere la mia notorietà a disposizione di una causa sacrosanta come quella del diritto al lavoro e alla salute è il mio unico merito a cui non posso sottrarmi per non far prevalere il pessimismo della ragione all’otti - mismo della volontà”. Motivazioni condivise da Luca Barbarossa: “A Riondino ho risposto: eccomi se posso esservi utile. C’è un gran bisogno di dimostrare che il problema dell’Ilva non è un problema solo di Taranto ma del Paese e per un artista essere a fianco di chi non ha diritto ad avere diritti è un dovere. Vogliamo far sentire ai cittadini di questa bellissima città così umiliata che non sono soli”. Tanti i volontari che hanno contribuito a montare il palco ad allestire le aree ristoro a curare ogni più piccolo dettaglio. “Non sarà un contro-concerto rispetto a quello di Piazza San Giovanni” ci tiene a sottolineare Massimo Battista del comitato organizzatore “gli artisti che si esibiranno oggi non avranno alcun cachet in nome del lavoro, qui sono venuti perchè credono nel significato di questa festa. Noi non vogliamo più essere ostaggio di questo sistema in un territorio caratterizzato da precarietà diffusa ed il 40 per cento di disoccupazione”. Si spera il tutto esaurito per un’aerea che può ospitare fino a 50mila persone seppure non siano i numeri a destare preoccupazione quanto che passi il messaggio: “Politica dal basso e musica”. Che tradotto vuol dire: non abbiamo più alcuna fiducia nelle Istituzioni e nel sindacato tant’è che non ci sarà nessuno sul palco a rappresentare la CGIL da dove invece interveranno i rappresentanti di molte associazioni compreso il Forum sociale antimafia Felicia e Peppino Impastato, No Tav, No Triv. Al concerto presentato da Valentina Petrini e Andrea Rivera parteciperanno anche Francesco Baccini, Capovilla, Elio Germano e le Bestierare, l’Orchestra Popolare Ionica, Raf, Michele Riondino & the Revolving Bridge e Roy Paci. Fino a mezzanotte quando il cielo sopra Taranto diventerà uguale a quello ritratto nei giorni scorsi da due eco-sentinelle a dimostrazione che la legge ad hoc ha salvato la produzione a dispetto dell’ambiente. A DISPETTO DI CHI ha dichiarato che la situazione dell’aria di Taranto sia nettamente migliorata e che l’Ilva sia in ritardo nel rispetto di una sola prescrizione prevista dall’AIA. Non si tratta, come sostiene l’Ilva di un “effet - to ottico classico di una città di mare” bensì dei fenomeni dello “slooping” che sprigiona in atmosfera gas inquinanti causati dall’utilizzo improprio delle torce al servizio delle acciaierie e dalla diossina che continua ad uscire dagli elettrofiltri dell’ag - glomerato, posti alla base del camino E-312. Mentre i campi minerali sono ancora all'aria aperta e il vento dissemina le polveri sottili. Il fatto quotidiano 1 maggio 2013 Capossela ed Elio per il Concertone a San Giovanni SULLO STORICO PALCO ANCHE PIOVANI, MAX GAZZÉ E I MARTA SUI TUBI di Giuseppe Zingaro La storica rassegna musicale, organizzata dai sindacati confederali per celebrare la festa dei lavori, prende il via tra novità e polemiche. Il tema di quest’anno è “La musica per il nuovo mondo: spazi, radici, frontiere”. Madrina della kermesse: Geppi Cucciari. Sul palco con lei, dal compositore premio Oscar Nicola Piovani aVinicio Capossela . E ancora, tra gli altri: Max Gazzé, Marta sui tubi, Management del dolore Post Operatorio. La parte serale, quella più attesa, comincerà con un’or - chestra di cento violoncellisti, diretta da Giovanni Sollima, che eseguirà l’In - no di Mameli per poi concludere sulle note di Bella Ciao. Oltre ai grandi nomi non sono mancati i grandi esclusi: al rapper Fabri Fibra, considerato diseducativo dall’associazione DiRe (Donne In REte contro la violenza), è stato impedito di esibirsi. Nel pomeriggio spazio anche ai 6 finalisti di 1Mfestiva l , il contest che vede in gara Aeguana way, Almamediterranea, CRIFIU, Le Metamorfosi, Toromeccanica e Honeybird & the birdies. Il vincitore si esibirà nuovamente in serata. Dal 4 marzo, con una sorta di quirinarie ante litteram, il popolo del web ha potuto votare tra circa 700 band candidate a suonare nella parte pomeridiana del concerto. Sono state tante le polemiche per questo esperimento di democrazia diretta musicale, con una serie di accuse rivolte all’organizzazione, da parte di molti iscritti, sulla mancata trasparenza nel conteggio delle preferenze online. Un concertone al passo coi tempi, dunque, nonostante Elio (e le storie teste) salirà sul palco per evidenziarne la parte più retorica e autoreferenziale con il suo nuovo singolo “Complesso del primo maggio”. Così al passo coi tempi che dell’evento verrà girato un film, diretto da Stefano Vicari, attraverso le immagini raccolte dal pubblico in piazza, armato di smartphone ed App creata per l’occasione. Marco Godano, l’organizzatore, annuncia che per risparmiare il catering sarà a pagamento per ogni artista. C’è la crisi. Capossela ed Elio per il Concertone a San Giovanni SULLO STORICO PALCO ANCHE PIOVANI, MAX GAZZÉ E I MARTA SUI TUBI ROMA IN PIAZZA

Latina caos rifiuti l'inferno delle bollette TIA

Maenza allarme biogas il problema di tutti forte mobilitazione contraria

Si pensa all’istituzione di un comitato ufficiale. Gli amministratori incontrano i cittadini
Biogas, problema di tutti
Forte la mobilitazione per la nascita di un impianto a Farneto di Maenza NESSUNA desistenza di fronte alla prospettiva della nascita di un impianto di Biogas a Farneto di Maenza. E’ forte ancora la mobilitazione. E’ andato in questa direzione un nuovo incontro che i residenti hanno tenuto presso un ristorante della zona per discutere sui problemi derivanti dall’impianto che dovrebbe sorgere a valle di Maenza. Intanto, un primo punto fermo. Nei prossimi giorni si procederà all’istitu - zione di un comitato ufficiale. Una raccolta di 150 firme e una lettera protocollata per avere accesso agli atti presentati in Comune avrebbero indotto gli amministratori a organizzare un incontro con i cittadini previsto per il 6 maggio. L’atmosfera di scarsa chiarezza e il mancato coinvolgimento, soprattutto dei residenti, a un evento che cambierà sicuramente l’as - setto ambientale del territorio ha generato la mobilitazione dei cittadini. All’in - contro erano presenti Stefano Sperduti, elemento di spicco della mobilitazione, Tommaso Ciarmatore, assessore del comune di Roccagorga, Enrica Onorati, giovane imprenditrice di un’az ie nd a agricola del comune di Priverno e Paola Cacciotti, coordinatrice del Pd di Maenza. Tante le perplessità dei numerosi residenti. Preoccupati i giovani che hanno investito le fatiche dei genitori e le loro speranze in un progetto di vita. Essi, contrariamente a chi fugge dalla propria terra per cercare lavoro altrove, hanno deciso di restare, di crescere lì i propri figli e di lottare per la salvaguardia del proprio territorio e del proprio benessere. «Vogliamo capire bene; voglia-mo chiarezza e garanzie; l’unica cosa buona che abbiamo ancora è l’aria, vogliono toglierci anche quella?». Questo il grido comune. L’assessore Ciarmatore ha invitato i presenti a coinvolgere anche i paesi limitrofi e ha ricordato le iniziative promosse dai cittadini di Roccagorga qualche anno fa a proposito del termovalorizzatore che doveva sorgere in zona Prati. L’amministrazione anche se non può mettere veti rispetto a strutture che richiamano le responsabilità di altri enti si può sempre distinguere nel perseguire una politica di green economy e mettersi al fianco dei cittadini. Enrica Onorati ha riferito di aver visitato strutture simili in Umbria evidenziando i vantaggi legati alla produzione di energia, ma anche gli svantaggi legati all’impove - rimento di terreni da destinare all’agricoltura e al controllo dei materiali immessi nell’impianto che non sono solo reflui animali. Paola Cacciotti ha sottolineato che l’argomento non è solo territoriale, ma regionale e nazionale. Da una semplice ricerca sul web si scoprono numerose mobilitazioni di cittadini per lo stesso problema. Pertanto, ha suggerito di istituire una rete e di comunicare con gli altri comitati già istituiti allo stesso scopo. «Le centrali a biogas e biomasse sono inutili e dannose per la salute e l’ambiente. Questi impianti vengono costantemente proposti su tutto il territorio nazionale per conseguire, una volta realizzati, importanti incentivi economici. Così sono spacciati per fonti rinnovabili quando in realtà lo sono soltanto formalmente». Ad affermarlo è stato Gianni Tamino, biologo dell’U n iversità di Padova e membro del comitato scientifico d el l’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde) intervenuto all’in co n tr o «Biogasbiomasse e biodigestori. Scelta ecologica o ecotruffa? », organizzato a Manziana (provincia di Roma), promosso dai comitati locali impegnati in difesa dell’am - biente e della salute. Dal comitato di Maenza è stato rivolto un appello a Sonia Ricci, assessore regionale, imprenditrice affinché dissolva le preoccupazioni per l’impianto di biogas e soddisfi i bisogni della comunità di Maenza a migliorare - non a peggiorare – la qualità della vita. Mina Picone http://latina-oggi.it/public/newspaper/read/hash/6cea723c261349898ba9c20e60e2760e

Assemblea Enel, azionisti critici e comitati: “Basta carbone, via alle rinnovabili”

Mentre in Germania l'energia eolica e solare ha superato quella dei combustibili fossili, in Italia il carbone detta ancora legge. Nella riunione programmatica di oggi, Banca etica e gli ambientalisti attendono le risposte alle 70 domande inviate alla società

No al Carbone in Piazza di Spagna
Un colosso dell’elettricità che non sa guardare al futuro, controllato da un governo (il ministero del Tesoro ha il 31,24% delle azioni) fossilizzato sul passato. E’ questa l’immagine impietosa che danno di Enel gli azionisti critici e gli attivisti dei comitati No carbone, arrivati oggi a Roma per l’assemblea. “Nel 2012, il 31,03% dell’energia elettrica prodotta complessivamente da Enel a livello globale è stato generato bruciando carbone, un dato in crescita del 6,6% rispetto all’anno precedente”, spiega Andrea Baranes, presidente di Fondazione Culturale Responsabilità Etica (Banca Etica), che entrerà in assemblea come azionista. “Se si restringe il campo all’Italia, il dato è ancora più preoccupante. Dal 2010 al 2012 la percentuale di elettricità generata dal carbone è cresciuta del 14,3%, fino a raggiungere il 48,14% odierno. Nello stesso periodo le nuove rinnovabili (solare ed eolico) sono cresciute di appena l’1,5%”.
Lo sviluppo del carbone in Italia è affidato alle centrali di La Spezia, Civitavecchia, Porto Tolle, Rossano, Brindisi, attorno alle quali si sono organizzati comitati e movimenti di cittadini per protestare contro i rischi di mortalità e malattie indotti dalle emissioni di ossidi di zolfo e di azoto, PM10 e CO2. A nome di Greenpeace, Re:Common e dei comitati italiani, la Fondazione di Banca Etica ha inviato a Enel più di 70 domande. Eccone alcune: “Quali sono i costi operativi dell’impianto di La Spezia? Non sarebbe più conveniente chiudere l’unità a carbone e utilizzare in modo più efficiente le due unità a gas naturale già esistenti?”; “perché lo studio di impatto ambientale sull’impianto a carbone di Porto Tolle non presenta anche analisi di costi e benefici basate su altre opzioni?”; “in base a quali dati la società considera come non rilevante l’aumento di traffico marittimo – e i relativi impatti ambientali e sul paesaggio – dovuto alle chiatte che porteranno il carbone a Rossano, in Calabria?”. Su questi ed altri quesiti ci si attende una risposta entro la fine dell’assemblea  di oggi (come prevedono le norme del Tuf, testo unico della finanza, per le società quotate in borsa).
I comitati italiani si ritrovano a combattere battaglie decennali, come quella contro il carbone a Civitavecchia, a due passi da Roma. “La nostra è la prima città nel Lazio e la terza in Italia per casi di tumori alle vie respiratorie”, spiega Simona Ricotti dei No Coke Alto Lazio, delegata a parlare all’assemblea dell’Enel in rappresentanza delle altre realtà italiane. L’autorizzazione integrata ambientale rilasciata lo scorso marzo non sembra risolvere il problema. Anzi, forse lo peggiora. Sono stati infatti innalzati i limiti di emissione di monossido di carbonio, mentre non è stato inserito lo sbarramento dello 0,3 per cento di zolfo nel carbone (fissato dal piano regionale per la qualità dell’aria).
Di stretta attualità l’incidente occorso all’impianto di La Spezia, dove lo scorso 26 marzo si è verificata una fuoriuscita di ceneri del carbone in seguito a “un’accidentale apertura di una valvola dell’impianto raccolta ceneri”. Ma già nel 2011 e nel 2012 una serie di emissioni ‘anomale’ avevano messo in allarme i cittadini spezzini, fino alla presentazione di un esposto alla magistratura. Le ceneri provenienti dalla combustione del carbone “possono essere riutilizzate nei materiali edili e nell’asfalto” e “non costituiscono rifiuti pericolosi”, precisa il ministero dell’Ambiente (DM 5 febbraio 1998). Ma i cittadini e il Comitato SpeziaViaDalCarbone non si fidano. Studi recenti, effettuati tra gli altri dalla U.S. Geological Survey, hanno mostrato che, con il tempo, dai derivati delle ceneri del carbone usati per il manto stradale, possono volatilizzarsi elementi cancerogeni, ai quali sembrano particolarmente esposti i bambini. Inoltre, le sostanze tossiche possono raggiungere le falde acquifere e contaminarle. Nel 2012 – sulla base delle ricerche della U.S. Geological Survey – in molti stati degli Usa (Texas, Washington, Minnesota, Illinois, Massachusetts) sono state presentate proposte di legge per vietare l’uso di ceneri del carbone per il manto stradale.
Per gli azionisti critici di Enel, la scelta del carbone potrebbe essere controproducente anche per ragioni economiche. “La produzione decentrata di energia grazie ai pannelli solari sui tetti, il mini-eolico, il mini-idroelettrico sta ribaltando il modello energetico costruito negli ultimi secoli intorno alle fonti fossili, ai grandi impianti, agli oligopoli”, spiega Baranes. “E’ in atto una rivoluzione, che Enel e il governo italiano che ne è l’azionista principale sembrano voler osservare in disparte: le nuove rinnovabili contribuiscono solo per il 3,14% al mix di produzione energetica della società a livello globale. La crescita dal 2011 al 2012 è stata inferiore all’1%. Il solare non è nemmeno indicato in bilancio tra le fonti che contribuiscono al mix di produzione”.
Intanto, il 18 aprile, in Germania le nuove rinnovabili hanno messo a segno un altro record. Secondo le rilevazioni dell’International Economic Platform for renewable energies (Iwr) su dati Eex (European Energy Exchange) per la prima volta in assoluto eolico e solare hanno prodotto ben 36.000 MW di energia elettrica, oltre metà dei 70.000 MW raggiunti complessivamente nel paese durante il picco di giornata. “Una capacità produttiva pari a oltre 30 centrali nucleari” – riporta e-gazette.it – che ha permesso il sorpasso storico dell’energia del sole e del vento sulle fonti fossili.
In Italia un traguardo del genere sembra ancora lontano. La nuova Sen (Strategia energetica nazionale), varata lo scorso 14 marzo dal governo uscente, non promette nulla di buono. “Non è stata fatta una vera scelta a favore di un modello basato su rinnovabili ed efficienza e non si è individuata una vera e propria strategia di transizione”, hanno dichiarato in un comunicato congiunto Greenpeace, Legambiente e WWF. La quota di carbone viene mantenuta stabile e le nuove forme di sostegno alla crescita delle rinnovabili rischiano di scomparire dalle bollette a vantaggio dei contributi ai rigassificatori. Alla fine la Sen potrebbe essere solamente “un modo per sostenere i soliti noti e non intaccare, anzi favorire gli interessi delle grandi lobby dei combustibili fossili”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/30/enel-azionisti-critici-chiedono-cambio-di-rotta-allinsegna-delle-rinnovabili/579216/   Seguite la diretta twitter dell’assemblea di Enel dalle 14 in poi su @meggio_m e @lucamanes hashtag #Enel

domenica 28 aprile 2013

t'adoriam Letta divin, giornali & proiettili la stampa di Letta e di governo


di Marco Travaglio
Hanno ragione il presidente
ridens Piero Grasso e i noti
moderati Alemanno, La Russa,
Storace, Barani, Maroni,
Prestigiacomo, Sallusti, Gasparri
e la sua signora Gasbarra:
serpeggia, anzi tracima in Italia
un eccesso di opposizione che
può armare la mano di qualche
testa calda. Basta aprire un giornale
o un tg a caso per imbattersi
in orde di giornalisti ipercritici,
addirittura feroci contro il governo
Napoletta e i partiti che lo
compongono. Un coro pressochè
unanime di attacchi forsennati
che è francamente difficile
distinguere dalle pallottole.
Tanto da far sospettare che lo
sciagurato attentatore, ieri mattina,
prima di aprire il fuoco sul
Parlamento fosse passato in
edicola o almeno reduce da una
full immersion negli speciali televisivi
degli ultimi giorni. Ne
pubblichiamo qui una piccola
antologia, sempre ribadendo il
monito del Capo Supremo affinchè
la stampa smetta di “rin -
focolare” e inizi a “cooperare”.
Letterman Show. “Il governissimo
delle facce nuove”, “Napo -
litano, missione compiuta”,
“Letta, 77 ore per disinnescare
la guerra civile Pd-Pdl”, “Sacco -
manni, il tecnico che non fa
sconti alla finanza mondiale”,
“La missione di Giovannini: rilanciare
l'occupazione”, “Far -
nesina in festa per l'arrivo della
Bonino” (La Stampa). “Gover -
no Letta: record di donne, supertecnici
e quarantenni” (il
Messaggero ). “Più donne e giovani,
la squadra di Letta”, “Letta
è premier: donne e giovani. Provo
una sobria soddisfazione”,
“Ritorno alla realtà”, “Sul governo
il sigillo del Colle. E si
apre il cantiere delle riforme”,
“Campane a festa per D'Alia”
(Corriere ). “Governo giovane e
in rosa”, ”Straordinari doveri”,
“Quagliariello: ‘E ora pacificazione’”,
“Su Interni e Giustizia
la mossa decisiva” (Avve nire ).
“La nuova generazione”, “Le signore
della competenza”, “Ecco
il governo Letta, giovani e donne”
(Repubblica ). Ancora nessuna
notizia dei bambini.
Pigi Lettista. “I due partiti maggiori
che si accingono a formare
un governo presieduto da Letta
stanno compiendo un atto coraggioso.
Sanno che per loro
questa è l'ultima chiamata. Sanno
che non possono fallire”
(Pierluigi Battista, Corriere,
25-4). Combattenti di terra, di
mare e dell'aria! Camicie nere
della rivoluzione e delle legioni!
Uomini e donne d'Italia, dell'Impero
e del regno d'Albania!
Ascoltate! Un'ora segnata dal
destino batte nel cielo della nostra
patria. L'ora delle decisioni
irrevocabili. La parola d'ordine
è una sola, categorica e impegnativa
per tutti. Essa già trasvola
ed accende i cuori dalle
Alpi all'Oceano Indiano: vincere! Stefano Menichetta. “In
questi giorni si sconta
l’antica cessione di autonomia
in favore di un
ceto intellettuale che del radicalismo
tendente al giustizialismo
fa la propria ragion d’essere. I
Travaglio, i Padellaro, i Flores
che... annullano la persona di
Enrico Letta perché ‘nipote’ so -
no personaggi che fanno orrore.
Il loro linguaggio suscita repulsione.
Il loro livore di sconfitti
mette i brividi. Ma in condizioni
normali il loro posto dovrebbe
essere ai margini, in quell’ango -
lo della società e del dibattito
pubblico dove sempre si collocano
gli odiatori di professione.
Solo qui capita che da quell’an -
golo si riesca a condizionare gli
umori della sinistra italiana che
... ha sempre cercato di parlare e
di ragionare di politica, lasciando
ai neofascisti la necrofilia e
l’intimidazione. Ha problemi
grossi da risolvere, Letta. Ma
sembrano inezie se paragonati
alla guerra contro i battaglioni
della morte che dobbiamo vincere
noi” (Stefano Menichini,
Europa , 26-4). E vinceremo, per
dare finalmente un lungo periodo
di pace con la giustizia all'Italia,
all'Europa, al mondo.
Beppe Lettergnini. “L'incarico a
Letta non ha ancora 48 ore e già
si sentono i soliti commenti bellicosi,
le consuete dichiarazioni
stentoree... Questa è l'ultima
spiaggia della Penisola: più in là
c'è solo il mare in tempesta e un
azzardo pericoloso. I saggi nominati
dal presidente Napolitano
si sono rivelati concreti. In
poco tempo hanno prodotto
poche pagine di buone idee: nel
Paese pleonastico, una piccola
rivoluzione... L'Italia ha voglia
di novità. È primavera: bisogna
cambiare aria nelle stanze e nel cervello... Enrico
Letta è un uomo competente, calmo e relativamente
giovane” (Beppe Severgnini, Corriere ,
26-4). Ma anche marito premuroso, padre esemplare
e soprattutto nipote.
Aldo Cazzulletta. “Non ha citato Kennedy – ‘la
fiaccola è stata consegnata a una nuova generazione...
’ - ma ha detto più o meno le stesse cose,
Napolitano. Le ha dette mentre affidava l'incarico
di formare il ‘suo’ governo a un uomo di cui potrebbe
essere il nonno”. Il posto di zio era già impegnato.
“L'Italia, paese considerato gerontocratico,
fa un salto in avanti inatteso e si colloca all'avanguardia
in Europa... A Palazzo Chigi arriva
il ragazzo che amava il Drive In e gli U2” (Aldo
Cazzullo, Corriere , 25-4). Largo ai giovani, pancia
in dentro e petto in fuori.
Alessandro Salletta. “Complimenti Gina, al secolo
Gianna Fregonara (giornalista del Corriere,
ndr), candidata first sciura del Paese. Per l'incarico
al marito, ovvio, ma soprattutto perchè sono
certo che se oggi Enrico Letta è sulla soglia di Palazzo
Chigi dietro c'è lo zampino della moglie, la
Gina appunto. E senza presunzione, mi prendo
un piccolo, assolutamente casuale merito per
averla spinta con qualche sotterfugio a Roma tra
le braccia del suo futuro marito che all'epoca dei
fatti né io né lei conoscevamo... Tornava sempre
con la notizia giusta e si aprì la strada con le sue
capacità. Anni dopo non tornò più, aveva trovato
la notizia del fidanzato giusto. Tale Enrico Letta. E
dopo non poca sofferenza, come nelle favole, vissero
felici e contenti e con tre figli. Brava Gina,
non ci deludi mai” (Alessandro Sallusti, il Giornale,
25-4). Anche il povero Sallusti, negli ultimi
giorni, ha passato notevoli sofferenze, soprattutto
alla lingua: molto capiente, ma non abbastanza
per abbracciare, oltre al Pdl e al suo padrone, anche
tutto il Pd e persino Monti e i suoi. Come fare?
Alla fine ha optato per un trapianto di lingua, e
ora ne ha due. L'articolo sopra citato è stato scritto
con la seconda (il finale della fiaba è custodito nell'apposito
dossier “Fregonara” e sarà divulgato se,
Dio non voglia, il marito non facesse il bravo).
L'Epifania. “Il Pd ritrovi coraggio” (Guglielmo
Epifani, l'Unità, 23-4). “Il Pd ritrovi la sua funzione”
(Guglielmo Epifani, l'Unità, 28-4). Ogni
cinque giorni, Guglielmo Epifani occupa uno
spazietto in basso a sinistra sulla prima pagina
dell'Unità per rammentare al Pd qualche oggetto
smarrito da ritrovare. Prossime puntate: “Il Pd ritrovi
le chiavi di casa”, “Il Pd ritrovi il calzino sinistro”,
“Il Pd ritrovi l'auto posteggiata in doppia
fila e rimossa dai vigili”. Seguirà, con comodo, “Il
Pd ritrovi i suoi elettori”.
Antonio Socciletta. “L'arte del compromesso ci
salverà dai moralisti. In un'omelia del 1981 Ratzinger
elogiava la mediazione come strumento
della politica. Contro le ideologie che esaltano lo
Stato assoluto. Oggi tre politici cattolici, Enrico
Letta, Angelino Alfano e Mario Mauro, portano
avanti i valori di dialogo e razionalità che furono
di De Gasperi... Un nuovo umanesimo e un nuovo
rinascimento potrebbero essere l'orizzonte e
l'ambizione di questa pacificazione nazionale. Se
non fallisce e non viene sabotata” (Antonio Socci,
Libero , 27-4). Dio lo vuole. E anche Ratzinger. E
De Gasperi. Ma pure Lorenzo il Magnifico.
Claudio Sardoletta. Prima della cura: “Continuia -
mo a pensare che le larghe intese costituiscano un
pericolo, che la riproposizione di uno schema simil-
Monti abbia troppe controindicazioni dopo
quanto è successo, che la frattura politica apertasi
nella società richieda una competizione trasparente
e differenze leggibili tra destra e sinistra”
(Claudio Sardo, l'Unità, 23-4). Dopo la cura: “Il
governo di Enrico Letta nasce da uno stato di necessità
e da una grave sofferenza politica... Il governo
Letta, così nuovo e così difficile, è un'opportunità
per la sinistra” (Claudio Sardo, l'Unità,
28-4). Che s'ha da fa' per campa'.
Claudio Sardomuto. “Nel suo governo non ci sono
i protagonisti del conflitto politico di questi anni...
Letta è riuscito a mettere insieme una squadra di
ministri giovani e a sottrarsi ai veti di Berlusconi,
promuovendo un rinnovamento generazionale
che, magari, potrà aiutare persino l'evoluzione
democratica del partito della destra” (C. Sardo,
28-4). Alfano, Lupi, Quagliariello e De Girolamo,
tutti aderenti alla celebre mozione parlamentare
“Ruby nipote di Mubarak”, sono notoriamente
estranei al conflitto politico di questi anni. E comunque,
vivaddio, sono così giovani. Giovinetta,
giovinetta, primavera di belletta.
M'hai detto un Prospero. “D'Alema è temuto dalla
destra, che lo indica come il simbolo del nemico
irriducibile, che è meglio tenere alla larga perchè
richiama una storia, rievoca una tradizione, risveglia
delle memorie che è preferibile spegnere
per sempre. Eppure un politico dell'esperienza
internazionale di D'Alema avrebbe potuto contribuire
all'azione incisiva di un governo che non
può rinunciare a definire dei momenti di svolta
nelle politiche prevalenti nello scacchiere europeo.
Un ponte solido verso la sinistra europea”
(Michele Prospero, l'Unità, 28-4). “La squadra ha
perso qualcosa in competenza e valore aggiunto
rinunciando a un ministro degli Esteri come Massimo
D'Alema” (C. Sardo, l'Unità, 28-4). Ecco l’unico
difetto nel governo Letta: manca D'Alema.
Il Lettaggero. Il direttore del Messaggero Virman
Cusenza, giornalista ma soprattutto sarto, confeziona
per il nuovo governo un abitino su misura.
Titolo: “Un cambio di stagione”. Svolgimento:
“Non c'è commento migliore al governo
appena nato della foto che ritrae Giorgio Napolitano
mentre stringe le mani di Enrico Letta. Ed è
difficile capire dove cominci la stretta del primo e
finisca la presa del secondo, come padre e figlio
sinergicamente s'affidano l'un l'altro prima delle
navigazioni impegnative della vita”. Corbezzoli,
gliele ha cantate chiare. Del resto, di fronte a quelle
mani di fata, la prima domanda che si ponevano
pensosi tutti gl'italiani era appunto questa: chissà
dove comincia la stretta del primo e finisce la presa
del secondo? Ah saperlo. Ma anche: va bene il
padre, va bene il figlio, ma dove
sarà mai lo zio? A pag. 3 Alberto
Gentili colma anche questa lacuna:
lo zio non c'è, ma c'era fino
a qualche minuto prima a reggere
la coda al Cainano, poi gli
ha telefonato: “Sei stato bravo,
Enrico, e sei molto maturato”.
Ecco, a 47 anni il pupo ha messo
su i primi dentini e sta per smettere
di gattonare. Per il resto, avverte
il Cusenza, “il richiamo al
1946 non è casuale”: “Il nuovo
governo Letta è chiamato” a
“una piccola grande rifondazione
del concetto di buon governo
perchè almeno generazionalmente
sono venuti meno io muri
e gli steccati che hanno avvelenato
gli ultimi decenni, con la
violenza e l'odio e la loro interminabile
scia di sangue”. Insomma
quella di De Gasperi che
nel '46 governò con Togliatti è
“un'impresa simile (al netto del
conflitto mondiale)” a quella di
Alfano che governa con Letta (al
netto dei processi a B.). Lo dice
anche Letta al Messaggero : “Oggi
si chiude la guerra dei vent'anni.
Ora siamo all'armistizio. La
speranza è che scoppi la pace”.
Amnistia, si chiama amnistia.
Eugenio Lettari. Scalfari è il più
entusiasta, fin dal titolo dell'editoriale:
“Un medico per l'Italia”.
Non si sa a chi si riferisca, ma si
sa a chi non si riferisce: Alfano,
che essendo soltanto il ministro
dell'Interno e il vicepresidente
del Consiglio, non merita neppure
una citazione. “Nelle circostanze
date è un buon governo.
Enrico Letta aveva promesso
competenza, freschezza, nomi
non divisivi. Il risultato corrisponde
pienamente all'impegno
preso, con un'aggiunta in più:
una presenza femminile quale
prima d'ora non si era mai verificata...
Se i fatti corrisponderanno
alle parole molte sofferenze
saranno lenite e molte
speranze riaccese”. Rimosso Alfano - ma anche
Lupi, De Girolamo, Lorenzin e Quagliariello, la
banda fresca e non divisiva della nipote di Mubarak
- Scalfari ammira molto la “competenza”
dell'avvocato De Girolamo in tema di agricoltura,
o della signora Lorenzin (maturità classica) in
materia di Sanità, o di Andrea Orlando (maturità
scientifica, ex responsabile giustizia del Pd) in fatto
di Ambiente. Però non ne cita nessuno, per precauzione.
preferisce citare “Camillo Prampolini”
(non è uno scherzo, davvero, anche se nessuno
capisce che diavolo c'entri). Poi tributa il consueto
omaggio a Sua Castità Napolitano: Suo malgrado,
ha dovuto restare al Quirinale. Suo malgrado, ma
per fortuna del Paese”. Egli, ça va sans dire, “co -
nosce benissimo i limiti e i doveri che la Costituzione
li prescrive”: infatti li ha violati tutti nel
giro di qualche giorno. A questo punto, Scalfari
elenca i “molti precedenti” del governo Napoletta
nella storia della Repubblica. Che poi sono due. Il
primo è primo il patto Moro-Berlinguer per la
non sfiducia ad Andreotti a metà anni 70, che però
non c'entra nulla, visto che il Pci non aveva ministri,
nemmeno quando nel ‘78 votò per qualche
mese la fiducia. Il secondo è il governo Badoglio
del 1944, dove sì c'erano nello stesso governo ministri
comunisti e democristiani: ma nemmeno
quello è un precedente, perchè l'Italia era ancora
una monarchia, oltre a essere ancora in guerra.
Insomma, i “molti precedenti” non esistono. Meglio
tornare a Re Giorgio, “un presidente al di sopra
delle parti” che, “salvo Ciampi, non è mai esistito”
perchè “garantisce tutti, ma garantisce soprattutto
il Paese”. Ma garantisce soprattutto B.
Giuliano Lettara. “Ora i giudici devono deporre le
armi” (Giuliano Ferrara, il Giornale, 28-4). Wow,
era ora! Ferrara, sempre così informato, ci farà
sapere quanto dura l'armistizio, e soprattutto la
decorrenza e la scadenza. Insomma, da quando a
quando c’è licenza di delinquere. Così magari,
prima che i giudici riprendano le armi, gli sfiliamo
il portafogli o gli svaligiamo la casa. Il fatto quotidiano 29 aprile 2013