giovedì 31 gennaio 2013

Rivoluzione Civile cresce nei sondaggi e diventa un problema per pd e sel

Il Pd attacca Ingroia ma al Senato può essere una risorsa IN CASO DI VITTORIA RIVOLUZIONE CIVILE PUÒ RUBARE SEGGI A BERLUSCONI E CENTRISTI L’ANALISI D’Alimonte: “Po ss i b i l e che gli arancioni drenino voti al centrosinistra, ma non è l’unico scenario. Bersani per governare ha bisogno di Monti di Caterina Perniconi Alla fine diranno che anche i 3 milioni di buco fatti con il Monte dei Paschi sono colpa di Ingroia”. L’ironia del segretario dei Verdi, Angelo Bonelli, fa riferimento agli ultimi giorni di campagna elettorale: fucili spianati contro Rivoluzione civile, il vero nemico da battere a sinistra per vincere le elezioni. IL MOVIMENTO guidato dall’ex procuratore di Palermo fa paura per i voti che può drenare alla coalizione di Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola. Tutti i sondaggi attestano gli arancioni sopra il quorum alla Camera. L’istituto Piepoli, per Sky, è quello che resta più basso: 4%. Ipr Marketing per il Tg3 alza l’asticella al 4,7% (+0,5 rispetto a dieci giorni prima) mentre Ispo al 4,8%. L’ingresso sulla scena politica di Ingroia è avvenuto meno di un mese fa e questo non aiuta un calcolo veritiero, soprattutto per quanto riguarda il Senato. Qui i sondaggi oscillano, e di parecchio: in una Regione senza obiettivo quorum per gli arancioni, come il Veneto, si va dall’1,7% stimato da Alessandra Ghisleri al 4,2% di Ispo. La Sicilia, invece, resta terreno di conquista, tra il 4,9% e il 6,4%. Per ora l’unica Regione sopra l’8% è la Campania. Ma cosa succede se Ingroia conquista dei seggi al Senato? “É chiaro che la preoccupazione per la coalizione di centrosinistra è concreta – spiega il politologo Roberto D’Alimonte – perché se il Pd in Sicilia e Campania non prende il premio e Rivoluzione civile conquista dei senatori, allora la perdita sarà doppia rispetto a una regione come la Lombardia dove Bersani potrebbe perdere solo il premio. Ma qualora fosse Berlusconi il perdente, a quel punto Ingroia inciderebbe sui suoi seggi, favorendo il centrosinistra”. Un’arma a doppio taglio quella nelle mani degli arancioni che rischiano la compressione dei consensi sulla scia di una richiesta di voto utile da parte dei grandi partiti. “L’unico voto utile è a Rivoluzione civile – dice il leader Idv Antonio Di Pietro – solo rappresentando una fetta importante di cittadini potremmo mettere il Pd davanti alla scelta di governare alleandosi con noi anziché con Monti”. Ma Bersani avrà davvero bisogno dei centristi? “Certo – spiega ancora D’Alimonte – se prenderà il 33% circa alla Camera e conquisterà 140 seggi al Senato, ne mancheranno altri 18 per avere la maggioranza assoluta. Escludendo un’alleanza con Berlusconi, la matematica ci dice che sarà necessario l’ap - poggio di Monti. Qualora il Pd arrivi al 40% ed elegga 150 senatori, il margine è molto più basso e a quel punto Bersani potrà decidere che tipo di alleanza fare con i centristi, magari un appoggio esterno”. Esattamente la formula a cui puntano gli arancioni, per fare da contraltare a Monti. Un’ambizione che però non tutti condividono all’interno del movimento. “Mi pare difficile un’alleanza con i democratici – dice il leader di Rifondazione, Paolo Ferrero – l’uni - ca possibilità è che si dichiarino contrari al fiscal compact, alla Tav, che cancellino tutte le politiche messe in atto da Monti fino a oggi”. Missione impossibile. “Ma che sinistra è quella che si allea con Monti? – aggiunge Ferrero con una chiara stoccata a Vendola – Ci temono perché non abbiamo aderenze con i poteri forti del Paese, niente mondo finanziario, né Confindustria, né Vaticano, tantomeno Trilateral. La gente lo sa, e capisce che non vogliamo distruggere ma costruire”. Quindi niente alleanze all’opposizione con Grillo? “Non ho nessun problema con i 5 stelle, ma vanno trovati accordi sulle proposte”. ORAZIO Licandro, del Pdci, non esclude un’alleanza all’op - posizione: “Rivoluzione civile e Grillo creeranno diversi problemi di tenuta al governo. Ancora non si capisce quale sia il vero orientamento del Partito democratico, ma continuo a pensarla alla romana, ‘molti nemici, molto onore’ ce la faremo”. Angelo Bonelli non cede alla diplomazia: “Il Pd ha ragionato in modo arrogante, con le primarie ha pensato di avere il Paese in mano e ha festeggiato un voto con il Porcellum che gli garantiva il premio di maggioranza che permette di non dividere i parlamentari con nessun altro. Non hanno voluto nemmeno ragionare su un’intesa programmatica e oggi hanno una sola parola d’ordine: abbattere Ingroia”. Nel Lazio c’è la possibilità di eleggere qualche senatore? “Per ora valuto un 7% ma possiamo crescere - aggiunge Bonelli – c’è entusiasmo e nessuno ci sputa addosso come ai tempi della Sinistra arcobaleno”. Eppure il rischio “am - mucchiata” esiste ancora. “Ab - biamo imparato la lezione parlando con la gente – dice Di Pietro – dopo le elezioni faremo un gruppo unico, la nostra forza è non aver lasciato le storie di partito disperdersi. Le abbiamo unite e abbiamo fatto quadrato intorno a Ingroia”. Dimostrabile con la domanda sullo scontro tra il leader arancione e Ilda Boccassini su Falcone e Borsellino. “Ingroia non voleva strumentalizzare nessuno” dice Bonelli, “non ha certo inteso paragonarsi a loro” fa eco Di Pietro, “è nato tutto da un equivoco” spiega Ferrero. Poi tocca a Licandro, che chiude con una domanda: “Ma invece di attaccare Ingroia, perché nessuno si è chiesto il motivo di un così violento attacco in campo politico della Boccassini in questo momento storico?”. La campagna elettorale è solo all’inizio. Il fatto quotidiano 1 febbraio 2013

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