mercoledì 23 gennaio 2013

proposta indecente del pd per la desistenza al senato di rivoluzione civile di Ingroia

Violante, Ingroia e i “senatori mascherati” IL TENTATIVO L’esponente del Pd ammette: “È vero, io e il leader di Rivoluzione Civile abbiamo parlato Avremmo gradito il suo ritiro in alcune regioni”di Beatrice Borromeo Una squallida manovra per assicurarsi la vittoria”: così Antonio Di Pietro sintetizza il tentativo del Pd di convincere Rivoluzione Civile, il partito di Antonio Ingroia, alla desistenza. La proposta era di non correre per il Senato nelle tre regioni in bilico – Lombardia, Campania e Sicilia – in cambio della candidatura, nelle liste del Pd, di qualche nome gradito a Ingroia. Cioè i “senatori mascherati”: “infiltrati” vicini a Rivoluzione Civile piazzati in posizioni sicure nelle liste del Partito democratico. E a orchestrare l’accordo (sempre e per sempre in nome del voto utile) è stato l’ex presidente della Camera, Luciano Violante. Il quale, svela Di Pietro, ha contattato Ingroia più volte, offrendo candidati “condivisi” (senza però fare nomi) pur di eliminare la concorrenza del magistrato nelle tre regioni chiave. Offerte, queste, sempre rimandate al mittente. “È vero, io e Ingroia ne abbiamo parlato: come Pd avremmo preso atto positivamente di un gesto di questo genere”, conferma Violante al Fatto . L’onorevole del Pd avrebbe anche insistito sull’importanza di tenere segreta la proposta: “Non dovete far sapere che ve l’abbiamo chiesto noi”. Di telefonate e incontri tra Violante e Ingroia ce ne sono state diverse, come lo stesso pm palermitano conferma: “Ci sono stati contatti, ma abbiamo rifiutato le proposte di Violante. Chiedevamo che il Pd prendesse una posizione chiara, netta, trasparente. E non l’ha fatto”. Il problema del Pd, dice Di Pietro, è nato quando l’ex premier Mario Monti ha presentato la sua lista: “Erano convinti che sarebbe confluito nella coalizione di centrosinistra, ma “il carnefice” (Monti, ndr), che aveva giurato di fare l’arbitro, li ha traditi: non solo è sceso in campo come giocatore, ma l’ha pure fatto a gamba tesa. Per questo il Pd ha perso l’arroganza di chi si sente già la vittoria in tasca e ha cercato di mercanteggiare con noi. Che però non ci vendiamo per 30 denari”. Fallito il tentativo numero uno – se non altro perché Campania e Sicilia sono le roccaforti elettorali di Rivoluzione Civile – Violante è tornato all’attacco, supplicando di desistere almeno in Lombardia. “Ho segnalato com’è giusto – spiega Violante – che in Lombardia Rivoluzione Civile non raggiungerà il quorum al Senato, e in più siamo alleati: quindi ho suggerito l’opportunità di non candidarsi proprio”. Cosa ci avrebbe guadagnato Rivoluzione Civile? Intanto la promessa del Pd di non fare campagna elettorale contro Ingroia sul voto utile e poi, ancora una volta, il piatto forte, cioè la candidatura dei “senatori fantasma” che, pur non venendo dalle liste di Rivoluzione Civile, avrebbero supportato, una volta eletti, il loro programma. Violante nega: “Non ho promesso nulla, anche perché il discorso non è andato avanti. Non c’è stato proprio il tempo di trattare, hanno rifiutato subito”. Ma da Rivoluzione Civile giurano che la contropartita è stata offerta eccome. E “la cosa grave – insiste Di Pietro – è che i vertici del Pd sapevano di questi inciuci sottobanco: Violante non avrebbe potuto prendere da solo un’iniziativa del genere”. Twitter: @BorromeoBea Il fatto quotidiano 24 gennaio 2013

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