sabato 1 dicembre 2012

Ilva Taranto il governo toglie i sigilli per decreto contro parere Gip

IL GOVERNO TOGLIE I SIGILLI
A L L’ILVA. CON UN DECRETO
MENTRE IL GIP DICE NO AL DISSEQUESTRO DEGLI IMPIANTI, DIVENTA
LEGGE L’AUTORIZZAZIONE AMBIENTALE . PRODUZIONE ASSICURATA LE SANZIONI Se non viene rispettato il piano di bonifica e messa in sicurezza multe salate. Il garante potrà arrivare fino all’e s p ro p r i o dello stabilimento di Marco Palombi Quella che è stata adottata dal consiglio dei ministri è una legge e come tale dovrà essere rispettata. Anche dal tribunale del Riesame”. Corrado Clini mette le mani avanti sul decreto - varato ieri dopo una discussione di sei ore che ha fatto slittare a mercoledì il Dl sull’incandidabilità dei condannati - che consente all’Ilva di riprendere a produrre. In conferenza stampa a palazzo Chigi insieme a Mario Monti e Corrado Passera, il ministro dell’Ambiente “avverte” insomma i giudici attesi ad una scelta giovedì prossimo. Non dovrà più succedere quanto accaduto ieri mattina, quando la gip Patrizia Todisco ha rigettato un’istanza di dissequestro dell’area a caldo dello stabilimento: d’altronde “non c’era ancora il decreto”, ha tagliato corto il premier. SEMBRANO convinti che la situazione sia risolta anche gli operai liguri di Ilva, che ieri hanno applaudito la nuova legge e sciolto il presidio davanti alla prefettura di Genova. “Questo decreto era necessario e urgente - ha spiegato Passera - dovevamo evitare un impatto sull’economia da otto o nove miliardi di euro e farlo subito, perché si stava fermando la filiera dell’acciaio tanto nel gruppo Riva quanto negli stabilimenti di chi aspetta le forniture”. Funzionerà, promette invece Monti: “E’ una creatura blindata dal punto di vista della sua effettiva applicazione”. Quanto al merito, il testo partorito dal governo è quello atteso nei giorni scorsi, eccetto forse per la durezza delle sanzioni in caso di inadempienza, che arrivano fino all’esproprio. In sostanza l’Autorizzazione integrata ambientale del 26 ottobre diventa una legge dello Stato e viene inglobata nel decreto: “Per consentirne la piena attuazione – ha spiegato poi l’esecutivo - Ilva può disporre degli impianti e continuare l’attività produttiva per tutta la durata dell’Aia (sei anni, ndr), sempre che rispetti tutti gli adempimenti previsti”. In questo modo, promette Clini, “cambieranno radicalmente le procedure produttive dell’area a caldo, dalle cockerie al parco minerario”, garantendo quindi il rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini senza perdere i posti di lavoro. La novità, come detto, sono le sanzioni: oltre a quelle già previste dall’Aia, se Ilva non rispetterà il cronoprogramma di bonifica e messa a norma degli impianti, “è stata introdotta la possibilità di una sanzione fino al 10% del fatturato annuo dello stabilimento” (ai valori del 2011 si tratta di quasi un miliardo di euro). È la figura del Garante, però, quello che ha in mano l’arma finale: sarà, nelle parole dell’esecutivo, una figura di assoluta “indipendenza” (anche finanziaria), competenza ed esperienza”, verrà nominato dal capo dello Stato su proposta del governo e “dovrà vigilare sulla completa attuazione del decreto”. I suoi poteri d’intervento in caso la proprietà non risani la fabbrica arrivano fino all’amministrazione straordinaria secondo gli articoli 41 e 43 della Costituzione (quest’ulti - mo parla di esproprio) e “al particolare interesse strategico che ha l’attività siderurgica a Taranto”. Il costo degli investimenti in tutela dell’ambiente, ovviamente, dovrà essere a carico dell’azienda: si parla di tre e più miliardi in pochi anni e, visto il pregresso, esiste più d’un dubbio sulle reali intenzioni dei Riva. Chiosa Passera: “La proprietà non solo è costretta a farli, ma se non fa quello a cui la legge la obbliga, potrebbe persino perdere la proprietà stessa”. RESTA il tema del rapporto con la magistratura: lo stesso Giorgio Napolitano, che dovrà firmare quel testo, ha preteso che l’esecutivo chiarisse in ogni modo che non si trattava di un intervento contro i magistrati. E infatti Monti l’ha ripetuto come un mantra: c’è quella faccenda del dissequestro, ma con questo testo “vengono perseguite in maniera inderogabile le finalità espresse dai provvedimenti dell’autorità giudiziaria”. Difficile, però, che la magistratura tarantina non avvii almeno un ricorso davanti alla Consulta. Il premier, però, s’è detto certo che sulla costituzionalità del decreto è tutto a posto (anche perché parecchie ore se ne sono andate proprio per controllare questo aspetto con l’Avvocatura dello Stato): “Non abbiamo bisogno di fare appelli affinché il provvedimento non venga impugnato, perché abbiamo fatto una grandissima attenzione alla compatibilità costituzionale” e comunque i decreti “hanno costitutivamente bisogno del consenso del Presidente della Repubblica, la cui stella polare è la Costituzione”. Il fatto quotidiano 1 dicembre 2012

Nessun commento:

Posta un commento