domenica 9 dicembre 2012

i verdi in Italia il gran ritorno per Taranto e l'Ilva

Dopo Langer il quasi vuoto Fino alla guerra Ilva di Emiliano Luzzi Il fatto quotidiano 10 dicembre 2012 Tornano i verdi in Italia. Chissà. Di sicuro la battaglia contro l’inquinamento dell’Ilva è partita anche da loro (mentre altri partiti tacevano o trattavano con Riva magari prendendo i suoi finanziamenti). E li ha riportati al centro della scena politica. Dopo tanti anni di oblio. Un paradosso per un Paese che di emergenze ambientali ne ha fin troppe. ll loro più grande successo risale alle europee del 1989: 3,8 per cento, oltre un milione di voti, tre europarlamentari. Il più votato si chiamava Alex Langer, nato a Sterzing, Vipiteno, ex Lotta continua, l'unico che per cultura e ragione riusciva a mettere in difficoltà anche il capo indiscusso Adriano Sofri. Langer poteva essere solo Langer: difficile ingabbiarlo, un viaggiatore leggero. E libero. Non era la sua casa Lotta continua, non lo è stata la chiesa, non lo era il consiglio provinciale di Bolzano né il Comune. Quelle idee per le quali si è sempre battuto si chiamavano ambientalismo e pacifismo. Per questo trovò una collocazione naturale nella Federazione dei Verdi, dove in realtà, per carisma, capacità lavorativa e competenza, giocava il ruolo di leader. Il portavoce, quando nacque il partito strutturato (esistevano da anni liste autonome) era Carlo Ripa di Meana. UN INTELLETTUALE, senza dubbio. Traduceva libri per la Feltrinelli in gioventù e il suo compagno di banco era Luciano Bianciardi tanto per capirci. Ma Ripa di Meana fu tutto e soprattutto fu uno dei socialisti più vicini a Craxi. Con Langer andava d'accordo, ma solo perché ne subiva anche lui il fascino. E così Ripa, che era stato ministro dell'Ambiente per conto di Craxi e Martelli, da Verde non brillò affatto. Mai superato il 3 per cento. L'intuizione fu quella di allearsi con il primo governo Prodi e strappare il ministero dell'Ambiente (Edo Ronchi) e quattro sottosegretari. Il 3 luglio del 1995 Alex Langer la fa finita. Si stringe un cappio al collo: lo trovarono appeso a un albero di albicocco a Pian de' Giullari, a Firenze. “I pesi mi sono diventati insostenibili”, scrive Langer. E con la sua morte anche i Verdi perdono la sua anima più brillante, luomo che girava tra guerre e il parlamento di Strasburgo, Nel 1996 Ripa di Meana non è più portavoce e passa il testimone a Luigi Manconi, un fu Lotta continua anche lui. Iniziano anche i dissidi interni. Ma soprattutto Manconi porta i Verdi al loro minimo storico (1,8 per cento) e perdono un seggio a Strasburgo. Ma più che i risultati sono le guerre per fazioni che stanno dilaniando il gruppo. Manconi si dimette, il posto viene preso da Grazia Francescato, già pre - sidente del Wwf. Ancora un insuccesso elettorale e tocca ad Alfonso Pecoraro Scanio. Le percentuali non si spostano un granché, Pecoraro Scanio si candida anche alle primarie del centrosinistra, ma è l'espediente per tornare – come poi avverrà – al governo. Prodi non dura a lungo e Pecoraro Scanio lascia. Torna Francescato, alla quale si oppone il gruppo di un altro ex Lotta continua, Marco Boato, che sostiene l'alleanza col Pd. Boato è sconfitto, ma ne escono malconci i Verdi. Dal 10 ottobre del 2009 presidente è Angelo Bonelli, che ha avviato il progetto ambizioso della Costituente ecologista.

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