domenica 25 novembre 2012

La mappa dei rifiuti illegali in Italia. "I clan gestiscono il traffico come dei broker"

Venerdì, 23 novembre 2012 - 14:48:00 http://affaritaliani.libero.it/cronache/rifiuti-illegali231112.html
A CASERTA FRUTTA E POMODORI CONCIMATI CON RIFIUTI TOSSICI

di Lorenzo Lamperti

Un terreno agricolo trasformato in discarica abusiva di rifiuti industriali. Spesso altamente tossici. Una circostanza che in Italia si ripete spesso, troppo spesso. L'ultimo esempio è stato scoperto a Trentola Ducenta, provincia di Caserta. Qui, nelle scorse settimane, la squadra mobile provinciale ha sequestrato un appezzamento di terra gestito da un imprenditore considerato vicino al clan dei Casalesi. Sul terreno in questione sono state rilevate tracce di cadmio, stagno, arsenico. Tutte sostanze nocive camuffate da concime. I rifiuti tossici, secondo l'accusa, sono stati utilizzati per la concimazione nelle coltivazioni di broccoli, pomodori e pesche. Secondo l'accusa, alcuni imprenditori e contadini della zona erano a conoscenza della presenza di sostanze tossiche nelle coltivazioni. Il loro silenzio è stato comprato con il denaro. Con buona pace del rischio contaminazione. Il prossimo 29 novembre, intanto, ci sarà la requisitoria del pm della dda Maria Cristina Ribeiro nel processo di primo grado sul disastro ambientale di Acerra. Uno di quelli venuti alla luce.
 
cava rifiuti
di Anna Gaudenzi
Dove vanno a finire i rifiuti tossici, radioattivi o elettrici prodotti dalle industrie? Vengono davvero smaltiti in appositi centri oppure vengono solamente trasportati da un Paese all’altro nell’attesa di venire immessi nuovamente nel mercato? L’Unicri, l’Istituto delle Nazioni Unite che si occupa di ricerca e prevenzione della criminalità, sta svolgendo un lavoro di mappatura internazionale del traffico dei rifiuti per identificare le rotte che percorrono e gli attori coinvolti. Il fenomeno tocca molto da vicino il nostro Paese: su 88 casi di traffico internazionale di rifiuti illeciti studiati dall’Unicri, ben 75 riguardano l’Italia, come Paese di origine, di transito o di smaltimento dei rifiuti.
Vittoria Luda di Cortemiglia, responsabile del progetto Unicri, illustra ad Affaritaliani.it i risultati ottenuti finora: “Il trattamento illecito dei rifiuti è diventato un business per le organizzazioni criminali. Alimenta la corruzione e il riciclaggio di denaro, e mina le basi dello stato di diritto. Questo fenomeno  produce effetti durevoli, mettendo a rischio la salute dei cittadini e l’ambiente”.
Ma che ruolo ha la criminalità organizzata nel processo dello smaltimento dei rifiuti tossici pericolosi?
“Gruppi criminali si inseriscono nel traffico come veri e propri broker, offrono al privato la possibilità di sbarazzarsi di rifiuti tossici a prezzi vantaggiosi. Propongono un servizio completo, tolgono il disturbo al privato che, per smaltire legalmente i rifiuti pericolosi ed elettronici, dovrebbe andare incontro a procedimenti lunghi e costosissimi. Abbiamo constatato che ben 39 clan sia camorristici sia ‘ndranghetisti sono stati coinvolti nel ciclo illegale dei rifiuti. Le organizzazioni criminali riescono a guadagnare dal traffico di rifiuti scaricandoli sul territorio o trasportandoli all’estero, con gravissimi danni per la salute”.
L’Italia in che modo è toccata da questo fenomeno?
“L’Italia ha un ruolo chiave. Su 88 casi da noi studiati, ben 75 riguardano il nostro Paese come luogo di smaltimento vero e proprio o anche solo come luogo di origine o di transito dei rifiuti tossici. Abbiamo riscontrato che ben 19 regioni su 20 sono state coinvolte in traffici illeciti di rifiuti. E in questo non vi è alcuna differenza tra Nord e Sud. Cassiopea, per esempio, una delle indagini più importanti, toccava Piemonte e Veneto come regioni di origine del traffico, Calabria e Campania come regioni di smaltimento”.
Da dove partono i traffici e dove si dirigono?
“I traffici partono principalmente dai nostri porti, come quello di Gioia Tauro, di Napoli o di Venezia e da lì i rifiuti sono inviati in tutto il mondo. Ogni tipo di rifiuto ha una sua destinazione elettiva: in Africa, per esempio, si spediscono i rifiuti tossici pericolosi o non riciclabili, i RAEE rifiuti di apparecchiature elettriche o elettroniche e le gomme. In Cina vengono trasportati rifiuti plastici, elettrici o polietilene".
ITALIA, RECORD EUROPEO NELL'EXPORT DI RIFIUTI
di Lorenzo Lamperti

A Parma il neosindaco del Movimento 5 Stelle, Federico Pizzarotti, ha promesso che l'inceneritore in costruzione non brucerà i rifiuti della città. La scorsa domenica in Valle d'Aosta i cittadini si sono espressi tramite un referendum contro la costruzione di un pirogassificatore. Sono queste le ultime due occasioni in cui si è parlato di rifiuti in Italia.
Riduzione di quantità e pericolosità, riutilizzo, riciclaggio e compostaggio, recupero energetico, discarica. In ordine sarebbero questi, secondo l'Unione Europea, i principi e le soluzioni da seguire per la gestione dei rifiuti. L'Italia solitamente però preferisce seguire un altro criterio: l'esportazione.
Da tempo si conosce la situazione della Campania, che da anni spedisce la spazzatura ai termovalorizzatori di mezza Europa. Il nostro è il Paese con la piùalta percentuale di rifiuti urbani sottoterra. Oltre il 50 per cento della spazzatura delle città italiane finisce nelle discariche, vale a dire circa 16 milioni di tonnellate l'anno. Per farsi un'idea, come scriveva nei giorni scorsi Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, in Germania la percentuale è del 3 per cento. Senza contare che entro il 2020 le discariche dovranno essere abolite. Come si dice? "Buttare lo sporco sotto al tappeto". Ecco, in quello l'Italia sembra essere all'avanguardia. Ma a un certo punto sotto il tappeto non entra più niente.


 
Quali possono essere i danni per la salute?
"Il problema principale è che spesso questi stessi rifiuti dall’estero possono tornare indietro. Il nostro studio dimostra, infatti, che la criminalità organizzata rivende in Cina questi rifiuti e qui i medesimi vengono rimessi nel mercato. Per esempio, materiale plastico utilizzato in agricoltura, quindi impregnato di pesticidi, viene lavorato in Cina e così com’è utilizzato per produrre biberon o giocattoli".
Come mai in Italia si parla ancora poco di reati ambientali?
"Purtroppo si pensa sempre che il traffico illegale di rifiuti illeciti sia un crimine senza vittime, soprattutto perché coinvolge spesso Paesi lontani da noi. Quello che vogliamo dimostrare con la nostra mappatura è che i rifiuti tossici, se non smaltiti adeguatamente, rischiano di tornare indietro ed essere immessi nelle nostre tavole e nel nostro mercato. Lo studio lancia un serio allarme: esiste un legame veramente stretto tra criminalità organizzata, smaltimento dei rifiuti, contraffazione e sofisticazione dei cibi. Dobbiamo provare a reciderlo".

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