martedì 30 ottobre 2012

Ilva Clini ammette "possibili effetti sulla catena alimentare"

Ilva, tutto come prima
“Produzione invariata”
CLINI: “POSSIBILI EFFETTI SULLA CATENA ALIMENTARE”. E I RIVA
RESTANO AI DOMICILIARI: “RISCHIO DI REITERAZIONE DEL REATO” L’ESPOSTO
D E L L’OPERAIO
Ha denunciato che
gli impianti di aspirazione
non funzionano:
“Ora i responsabili
mi minacciano” di Sandra Amurri
La media di produzione
di acciaio
dell’Ilva, in 50 anni
di storia, è stata
tra i 7 e gli 8 milioni di tonnellate.
Nove milioni si sono
raggiunti solo nel corso di tre
anni. L’Autorizzazione Integrata
Ambientale (Aia) dice
che la produzione diminuirà
del 30% prendendo come parametro
il record di produzione:
9 milioni di acciaio.
Ecco perché i conti non tornano.
La produzione nella
realtà, rispetto al giorno prima
dell’ordinanza, è rimasta
tale e quale. Come spiega
Francesco Rizzo, 37 anni e
due figlie, operario all’Ilva da
15 anni, che dopo aver segnalato,
invano, ai responsabili
che gli impianti di aspirazione
non funzionavano e
le polveri e i fumi che rimanevano
all’interno intossicavano
tutti, ha presentato un
esposto in Procura e alla Asl:
“Nella zona convertitori dove
viene sciolto l’acciaio non
funzionavano gli aspiratori.
In uno degli scivoli ferroleghe,
dove si gettano i materiali
che servono per dare
qualità all’acciaio, mancava
proprio l’impianto di aspirazione
e in un altro la condotta
di aspirazione non funzionava
perché era stata volutamente
ostruita da una lamiera”.
Volutamente, spiega
Rizzo per “favorire il ciclo
produttivo dal momento che
presentava punti di dispersione”.
In sintesi: tra la salute
dei lavoratori e la produttività,
avrebbero optato per la
seconda. “Io non ricordo una
situazione simile da quando
ci lavoro. C’è stato un giorno
in acciaieria che non funzionava
niente, tutte le polveri
venivano disperse nell’a mbiente
dove si lavorava”. E la
pressione che gli operai subiscono,
racconta Rizzo, è
terribile. “Il mio capo mi ha
riferito che in una riunione i
responsabili dell’Ilva, riferendosi
a me, hanno detto:
tenetelo d’occhio, se lo vedete
fermo fategli una contestazione
disciplinare. Mi minacciano
perché protesto,
ma non si può tacere mentre
si soffoca”. Che la produzione
non sia diminuita lo conferma
il fatto che all’Ilma 3
(impianti marittimi) vengono
imbarcati lo stesso numero
di sempre di rotoli di acciaio
per far funzionare gli
altoforni. “Ma i ritmi di imbarco
sono aumentati di
molto” racconta un altro
operaio, Cataldo Ranieri,
leader di “Cittadini liberi e
pensanti” “Quando i caricatori
meccanici si avvicinano
troppo interviene l’a n t i c o l l usione,
ora li stanno bloccando
in modo che le macchine
lavorino vicine e si possa imbarcare
più velocemente. I
nastri trasportatori sono
sempre in movimento”. Paradossalmente
il sequestro
dell’Ima 1 con facoltà d’uso
danneggia i lavoratori perché
“la macchina che dovrebbe
purificare l’acqua, essendo
stata sequestrata, non
può funzionare. Quando
piove si allagano le banchine
e noi lavoriamo con i piedi a
mollo”. Mentre i risultati del
biomonitoraggio dello studio
Sentieri dell’Istituto Superiore
di Sanità offrono
nuovi dati allarmanti. Oltre
alla persistenza della propagazione
di diossine e di metalli
pesanti pericolosi nel
latte delle capre, è stata rilevata
una concentrazione di
diossine superiore ai limiti di
legge nelle cozze.
Intanto i giudici, De Tomasi,
Ruberti e Incalza del Tribunale
del Riesame hanno rigettato
i ricorsi presentati
dalla difesa contro il secondo
“no” del Gip alla richiesta di
rimessione in libertà di Emilio
Riva, del figlio Nicola, e
dell’ex direttore dello stabilimento
Luigi
Capogrosso, agli
arresti domiciliari
per disastro
colposo. La motivazione
è: potrebbero
inquinare
le prove e
reiterare il reato in altri stabilimenti
industriali in
quanto avrebbero “c o m m e sso
sistematicamente e ininterrottamente
i fatti criminosi
per i quali si procede”. I
due Riva avrebbero fatto
pressioni “anche tramite gravi
illeciti” per incidere sui
procedimenti amministrativi
e giudiziari in corso, “e ssendo
manifesta la volontà
dei predetti di adoperare
ogni mezzo per smarcarsi
dalle gravi accuse mosse nei
loro confronti”. I loro precedenti
penali sarebbero “u lteriore
concreto elemento
sintomatico della comprovata
capacità a delinquere,
avendo costoro dimostrato
totale indifferenza verso l’i ncolumità pubblica e individuale". Il fatto quotidiano 30 ottobre 2012

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