sabato 29 settembre 2012
nuovi mostri scandalo pdl ne Lazio Fiorito e i suoi fratelli
Fiorito e i suoi fratelli
Quel gran fenomeno
del superconsigliere Per somigliare
a chi è più
potente di lui,
l’eletto regionale
eccede in ogni
modo: feste,
donnine, tivù
di Andrea Scanzi Il fatto quotidiano 30 settembre 2012
Il consigliere regionale somiglia
al lato B dei vecchi
45 giri. Il lato A ospitava il
brano di successo. Dall’altra
parte, quasi sempre, un
riempitivo. A volte però il lato
B si rivelava più significativo.
Il lato A, qui, è la casta propriamente
detta: il deputato,
il senatore, il ministro. E il lato
B è la canzonaccia del momento:
il consigliere regionale.
Il figlio di una casta minore.
Non è mai gratificante scoprirsi
d’accordo con Roberto
Rosso, l’ex viceministro Pdl
che ha parlato (salvo poi
smentire) di un consigliere
piemontese capace di farsi
rimborsare 5mila euro pubblici
per una settimana bianca.
Quando però sostiene che
“A Roma magari sono stati
pacchiani, ma quel che succede
lì capita ovunque”, non
teorizza l’incredibile. I consigli
regionali sotto inchiesta
sono saliti a sette: Lazio, Campania,
Sicilia, Sardegna, Basilicata,
Piemonte, Emilia Romagna.
Il consigliere regionale,
già poco di moda dopo
Renzo Bossi (che si è dimesso)
e Nicole Minetti (che non
si dimette), è il nuovo mostro
della politica. Così diverso e
così uguale, da Nord a Sud. Al
punto da giustificare un identikit.
Io esisto. Il primo obiettivo
del consigliere regionale è ribadire
la propria esistenza.
Dimostrare di non avere nulla
da invidiare a deputati e senatori.
Soffre di un perenne
complesso di inferiorità, che
lenisce partecipando a party
tamarri. Oppure saltando di
qua e di là, divinamente ubiquo,
per inderogabili “incar ichi
di rappresentanza”. Dei
suoi spostamenti darà costante
segno, aggiornando lo status
di Facebook (perché lui è
ggg iovane).
Voglio andare a vivere in tivù.
Il feticismo del piccolo
schermo colpisce tutti, dal
Piemonte cortese all’Emilia
paranoica. E se la tivù non
chiama, si paga per andarci.
Anche se si rappresenta il
nuovo. Chiedere, in merito, al
presunto ribelle Favia.
La legge siamo noi. Il consigliere
regionale non ignora
che la minore visibilità ha un
pregio: permette di sfruttare
con media serenità le falle di
una regolamentazione “lassista”.
Stipendi faranoici, rimborsi
elettorali. Gettoni di
presenza, anche e soprattutto
se assenti. Cinquanta centesimi
a chilometro, anche e soprattutto
se fermi. E quel
gioiellino – buono per Ghigo,
Bresso e Cota – chiamato “autocertificazione”.
“Ho viagg
iato”; “Chi lo dice?”; “Io”;
“Perfe tto”.
Nuovi Golgota. Il consigliere
regionale è un nababbo
permaloso. Se lo chiami privilegiato,
sciorina calvari immaginari.
“Mi alzo alle sei e
mezza e torno a casa alle undici
di sera”; “Da quando mi
sono sposato, nel 2001, avrò
cenato con mia moglie due o
tre volte”; “Vado su e giù da
Cuneo tutti i santi giorni, alle
otto sono in ufficio e neanche
ho l’autista”. Quando si sente
in colpa, inventa il suo Matrix.
Sgobba in miniere virtuali.
E si scaglia contro “ge n e -
ra l i z z a z i o n i ”, “populismi” e
“tentazioni di tritacarne mediatici”.
Mica scemo, Lombroso. Il
consigliere regionale ha la fregola
involontaria di non dar
torto agli esegeti della fisiognomica.
Franco Fiorito, nel
suo poco piccolo, docet. C’è,
in questa maestosa carrellata
umana, un’allegramente becera
tendenza al greve. Al trimalcionesco.
All’i p e rc a fo n a l .
Ostentazione . Il consigliere
regionale non ha mai letto
Carver. Non ama il minimalismo.
Essere è possedere. Possedere
è fottere. Fottere è dominare.
O illudersi di farlo.
Supereroi de noantri. Il
consigliere regionale, perlomeno
quello che balza e ribalza
alle attenzioni di cronaca
(ovviamente non tutti sono
così), è caricaturale. Ma non
lo sa. Perfino i soprannomi sono
a loro insaputa. Lo chiamano
Er Batman, anche se somiglia
al Pinguino di Danny
De Vito. La definiscono Pasionaria,
anche se pare una Sora
Lella. Lo battezzano Superman
(Roberto Boniperti, Pdl:
37.030 euro in rimborsi chilometrici
neanche fosse un
Garmin compulsivo), anche
se ricorda un po’ Filini. Di
straordinario ha solo il salvadanaio.
Marmellate dispettose. Il
consigliere regionale è sempre
innocente. Se ha sbagliato,
è stato in buona fede. Se lo
criticano, esorta a non alimentare
l’antipolitica. E se lo
trovano con le mani bene immerse
nella marmellata, giura
che è stato il barattolo a circuire
le dita.
Ulisse & Marilyn. Il Satyricon
di De Romanis, l’Ulisse
fedelissimo di Tajani, ha scandalizzato
le folle (le stesse,
magari, che il giorno dopo andavano
a comprarsi le maschere
da porci). Ma è così a
ogni latitudine. La festa è fondamentale
per il consigliere
regionale, poiché celebrazione
di sé e teatralizzazione della
ricchezza. Il sabaudo Maurizio
Lupi, omonimo del noto
statista ciellino, si è limitato
ad alzare - appena - l’asticella
della sobrietà. Accanto a lui,
in un tripudio di neuroni memorabili,
Lele Mora e l’o l ge t -
tina pentita Ambra Battilana.
L’ex velina Veridiana Mallman
e la sosia di Marilyn Monroe.
Lupi, fondatore di liste sbarazzine
e secondo classificato al
Gran Premio dei rimborsi piemontesi,
nelle foto sembrava
imbarazzato. Quasi come a
dissociarsi da se stesso. Stando
bene attento, va da sé, a
tenersi stretto quel “quasi”.
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