lunedì 17 settembre 2012
Lazio Polverini estirpare il cancro dei soldi rubati dal pdl
La Renata vestita di bianco
tra urla, minacce e tumori
IL NUOVO MONDO DELLA GOVERNATRICE: “COME HO
ESTIRPATO IL CANCRO, DOBBIAMO FARE LO STESSO QUI”
“L’austerity
va votara ora,
al massimo
stasera, o tra
una settimana
O così
o vado a casa”
di Antonello Caporale Il fatto quotidiano 18 settembre 2012
Poi si è alzata la voce determinata
dell’opposi -
zione. Vincenzo Maruccio,
la cravatta attorcigliata
al collo come un serpente
stringe a sé la preda ribelle,
ha concluso indignato: “Biso -
gna scrivere te-end a questa
brutta vicenda”. La maggioranza
ha brevemente replicato
con la voce di Chiara Colosimo,
brunetta giovane e volitiva,
militante del Popolo della
libertà, popolo decisamente
scombussolato: “D’ora in avanti
ci muniremo di un tesoriere e
di un commercialista. E poi,
amici, ricordiamoci che Roma
resta pur sempre caput d’Euro -
pe”.
NESSUNO ha riso, eppure
Renata Polverini aveva avvertito
l’aula che la vicenda delle
tonnellate di fettuccine e porchette
e ostriche che er Batman,
alias Franco Fiorito, collega
di importante mole oggi purtroppo
assente, era catalogabile
come “tra gicomica”. In effetti
il tragico e il comico si sono
coniugati al meglio e il viaggio
verso la Pisana, quartier generale
dei consiglieri laziali confuso
nei capannoni del raccordo
anulare, è stato premiato oltre
ogni attesa.
Di bianco vestita, candida come
una rosa di maggio, Renata
ha sfoderato il meglio del repertorio
anticasta. E l’ha fatto con
un magnifico piglio afflittivo,
rovesciando ai colleghi una gragnuola
di insulti, triturando di
“ver gogna” se stessa e il volto di
tutti i Batman in pectore. Con
un discorso perfetto per un monologo
di Grillo, la signora, fin
dalle prime battute, ha descritto
il mondo politico laziale come
una sentina di vizi e avvertito
del tracollo immediato. Inabissati
“come la Concordia”, sepolti
dal disgusto popolare.
Nella sala stampa, affollata di
portaborse e cravattone, crudeli
momenti di introspezione
psicologica. “O così o vado a casa,
torno al mio lavoro”, ha proseguito
la governatrice, chiusa
nel suo disgusto, piegata dal dolore
di vedere l’immagine annientata
e il suo vestito sporcato
dai potenti colori dell’igno -
minia: rosso pomodoro, o anche
giallo di un improvviso bel
tuorlo d’uovo. “È divenuto un
incubo oramai”, questo mestiere.
O si azzera tutto, si cambia
vita e si cambia passo, si tolgono
di mezzo le auto blu, le commissioni
speciali, le consulenze,
e quando si va al ristorante a
mangiare ostriche e tonnarelli e
polpette e supplì si paga il conto
con la propria carta di credito
(“io pago con la mia carta”,
ha precisato lei) oppure a casa.
“Torno al mio lavoro”, ha avvertito.
Qui, e purtroppo, due sorrisi
irriconoscenti hanno interrotto
il passo all’invettiva. “Non
c’è da ridere”, ha ribattuto Renata
agli sfrontati che non le riconoscevano
il ventennale ruolo
di sindacalista dell’Ugl. Sigla
in verità, nonostante molti tentativi
fatti, piuttosto sommersa
alla vista. Torniamo all’oggi. La
governatrice è stata chiarissima:
un piano delle cose da fare,
delle delibere di austerity da votare
ora, “al massimo stasera, o
al più tra una settimana”. Ora,
stasera o tra una settimana. Un
trittico di possibilità che ha
aperto all’aula, non in vena di
decisioni apocalittiche, di affrontare
l’argomento con un
po’ più di calma.
IL PARTITO democratico finora
si è comportato bene, non
provocando conflitti demagogici,
“e lo dobbiamo riconoscere
”, ha detto Francesco Storace,
ex presidente del Lazio e uomo
forte del centrodestra. Il capogruppo
del Pd Esterino Montino
ha finanche voluto platealmente
dimostrare, spesa per
spesa, come il suo partito ha utilizzato
il finanziamento pubblico.
Solo alcune voci, come quei
settemila euro di vino per i bimbi
in difficoltà, sono apparse
meritevoli di una qualche indagine
sul tasso alcolico degli adolescenti,
ma nulla d’a l t ro .
Quindi la discussione è partita
serena, dopo che per quaranta
minuti la governatrice aveva
parlato. Sudando anche un pochettino,
chiamando ripetutamente
i capelli a una più composta
condivisione della nuca,
sollecitando con parole crude
se stessa alla rabbia e al dolore.
“Devo chiedere scusa alla mia
famiglia per aver dovuto dire
che questa estate ho trascorso
le vacanze non al mare ma in un
grande albergo, l’ospedale, per
farmi togliere i tumori alla gola.
Come ho estirpato quei tumori,
così dobbiamo estirpare questa
malapolitica. L’antipolitica è
qui!”.
Questa volta nella sala stampa si
è levato un timido applauso, individuato
come proveniente da
qualche ufficio estremista della
sua larga segreteria. In effetti la
governatrice, e chiaramente
non per sua scelta, gode di una
assistenza di circa duecento dipendenti
che l’accompa gnano
nelle fatiche quotidiane. Neanche
è colpa sua se gli stipendi
dei rappresentanti laziali, magari
anche in ragione della maestosa
presenza di Roma (caput
d’Europe, ricordate?) nel territorio
da governare, sono sensibilmente
più alti. E oggi, diciamolo,
non c’è segno di gloria
ma solo afflizione sincera. La
governatrice ha inviato gli auguri
di buon lavoro alle procure
che stanno indagando e alla
Corte dei conti.
Renata è bianca, e l’a bbiamo
detto. Molti colleghi no. Nella
scala cromatica si nota il colore
di mezzo di Francesco Storace
che ha voluto sostenere il piazza
pulita di Renata pur non essendole
amico per la pelle:
“Dobbiamo metterci tutti a dieta”,
ha chiosato in un memorabile
passaggio del suo intervento,
consapevole che in più occasioni,
durante la non breve
carriera politica, ha tentato con
risultati piuttosto altalenanti di
dimagrire in ogni senso.
“Il momento è severo”, ha infatti
notato il presidente d’aula
Mario Abbruzzese, al quale
un’altra ventina di persone,
compresi alcuni operosi portaborse,
offrono appoggio e consiglio
politico. “Forse la situazione
è tragicomica”, ha ripetuto
Polverini. Parrebbe proprio
di sì. Più che un’aula il palazzo
di questo potere così tanto affamato
è parso in verità un teatro.
Comunque sia, da oggi tutti
con la pancia in dentro!
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