venerdì 28 settembre 2012
Ilva Taranto fumi sulle scuole, nube di gas sulla città
ILVA, FUMI SULLE SCUOLE
Ferrante: “Non c’è emergenza sanitaria”. Una nube
invade Tamburi. I tecnici ambientali: troppe irregolarità
di Francesco Casula Il Fatto quotidiano 29 settembre 2012
Tara nto
Gli occhi mi facevano proprio
male, mi lacrimavano”.
Angelo ha 13 anni e
frequenta la 3 F della
scuola media Ugo De Carolis al
quartiere Tamburi di Taranto, il
più vicino ai veleni dell’Ilva. I
suoi occhi grandi e castani
spesso guardano il padre per
cercare il consenso a raccontare.
“All’ultima ora dovevamo fare
matematica, anzi no geometria.
A un certo punto l’aria è
diventata irrespirabile. Si sentiva
una puzza tremenda, come
di metallo. Mi sono venute le lacrime
tanto mi dava fastidio”.
NONÈ L’UNICO ad aver accusato
fastidi quando ieri mattina
una nube di gas contenente
Idrocarburi policiclici aromatici
(Ipa )si è abbattuta sull’i n t e ro
quartiere. “Quando sono uscito
ho chiesto ai miei amici delle altre
classi: pure loro hanno avuto
bruciore agli occhi”. A qualche
centinaio di metri di distanza,
gli alunni della scuola elementare
Grazia Deledda hanno
sofferto allo stesso modo. Il dirigente
scolastico ha dato l’al -
larme ai Vigili del fuoco che
hanno allertato il personale dell’Arpa.
I tecnici hanno documentato
un eccesso di inquinanti
nell’aria. Secondo fonti interne
quel picco potrebbe essere
riconducibile alle emissioni
del reparto Cokeria dell’I l va .
Per l’Arpa, infatti, sarebbe da
escludere la responsabilità delle
altre presenze industriali: la
direzione del vento proveniente
da Nord Ovest indicherebbe
nello stabilimento siderurgico
il principale indagato. Considerata
infatti la posizione della
centralina di via Machiavelli,
dove è stato rilevato il picco, solo
un vento proveniente da sud
avrebbe potuto chiamare in
causa la raffineria Eni. Angelo
intanto continua a ricordare.
“Abbiamo dovuto chiudere le finestre.
La professoressa cercava
di capire se doveva abbandonare
l’aula oppure no. Alla fine
siamo rimasti in classe”. Porta le
mani alla gola e poi socchiude
gli occhi: “Credimi, una cosa
br uttissima”. E Per il presidente
del cda Ilva Bruno Ferrante, però,
''a Taranto non c'è nessuna
emergenza sanitaria. E le perizie
che presenteremo lo proveranno''.
Intanto Ferrante attende
il rilascio dell’autor izzazione
integrata ambientale che, però
qualche giorno fa, ha incassato
il “no” dell’Arpa. Con il documento
firmato dal direttore generale
Giorgio Assennato e dal
direttore scientifico Massimo
Blonda, l’agenzia regionale ha
rimarcato “il proprio dissenso a
redigere un parere finale di riesame
Aia in assenza di una adeguata
valutazione delle problematiche
sopra riportate”.
LE PROBLEMATICHE mes -
se in evidenza dai tecnici sono
racchiuse in nuovi punti: dalla
gestione dei rifiuti e delle acque,
alla documentazione carente
fornita dall’azienda, dall’assenza
di impegni finanziari
dell’Ilva per gli interventi annunciati
fino alla mancanza di fideiussioni
bancarie per un
eventuale “arresto definitivo
dell’impianto”. L’Arpa ha sottolineato,
inoltre, che i due sopralluoghi
effettuati dalla commissione
nello stabilimento
non sarebbero assolutamente
esaustivi per verificare “le criticità
connesse al processo prod
u t t i vo ”. Eppure la commissione
presto rilascerà all’Ilva quel
documento che le permetterà,
in attesa di diventare ecocompatibile,
di riprendere ufficialmente
la produzione di acciaio
esponendo i lavoratori e i cittadini
alle sue emissioni nocive.
“Ogni tanto capita che arrivi la
puzza – spiega ancora il piccolo
Angelo –, ma mai come questa
volta. Anche fuori dalla scuola a
volte l’ho sentita. Quando giocavamo
per strada”. La situazione
ambientale in quelle strade,
negli anni, è peggiorata. Lo scrivono
gli esperti nominati dal
gip Patrizia Todisco che nelle
perizie, già prova per il futuro
processo, spiegano che dal
1999 al 2010 la quantità di polveri
sottili misurate nel quartiere
Tamburi sono aumentate del
10%. Angelo questo non lo sa.
Lui sa che non può giocare nelle
aree verdi del suo quartiere: “La
mamma mi ha detto che sono
inquinate”. Il sole, però, è tramontato
e per Angelo si è fatto
tardi. Con il padre si avvia verso
casa, in una delle strade “dei
Tambur i”. Domani deve tornare
a scuola, a due passi dall’in -
dustria. Nel quartiere dove giocare
nelle aree verdi inquinate
da berillio è anche contro la legge.
Dove tenere la finestra aperta
può farti lacrimare e tossire.
Proprio dove il ministro dell’Ambiente,
Corrado Clini, non
farebbe “mai vivere suo nipote"
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