mercoledì 26 settembre 2012
hanno rubato anche i soldi dei malati di sla, questi porci scandalosi del pdl del Lazio
“Io, figlia di un malato
mi vergogno per loro”
SLA, MANCANO I SOLDI PER L’ASSISTENZA A DOMICILIO
SOLO 6 ORE AL POSTO DELLE 24 NECESSARIE
Antonietta vive
per il padre,
non può neanche
prendere la figlia
da scuola: “Vo r re i
saper essere
una delinquente”
di Silvia D’Onghia
Cosa ho pensato quando
ho letto delle ostriche?
Che mi vergogno di essere
italiana, che, se avessi i
soldi, metterei mio padre su
un aereo e lo porterei in Germania”.
Antonietta è una donna
forte, combattiva, che difficilmente
si arrende. Eppure
oggi confessa di non farcela
più, di non sapere come andare
avanti. Da un lato i soldi a
pioggia ai consiglieri regionali
del Lazio, ostriche, champagne
e toga party, dall’altro i tagli
alla spesa sociale, meno
150 milioni di euro nell’ultimo
anno. E a farne le spese non sono
soltanto, come il Fatto ha
scritto ieri, i ragazzi disabili di
Pontecorvo, nel frusinate, che
si sono visti chiudere il centro
diurno.
Antonietta vive a Roma, è figlia
di un malato di Sla, un uomo di
62 anni che quattro anni fa aveva
una vita, una compagna, un
lavoro. Poi, la sua gamba ha cominciato
a dare problemi.
“Camminava male – ra c c o n t a
Antonietta –. Allora non ci rendevamo
conto di cosa fosse.
Quando la gamba si è bloccata
completamente, è arrivata anche
la diagnosi definitiva”.
Sclerosi laterale amiotrofica,
una di quelle sentenze di morte
contro le quali, ancora, non
si può fare nulla.
UNA MALATTIA subdola,
che ti immobilizza poco alla
volta, fino a ridurti intubato e
alimentato artificialmente.
“Mio padre ha perso la vita che
aveva, è venuto a stare da me
perchè necessitava di assistenza
continua. Tre anni fa ha iniziato
a non poter più mangiare,
l’hanno dovuto intubare. È rimasto
un anno in ospedale, poi
me l’hanno rimandato a casa.
All’inizio io ero contenta, pensavo
che mi avrebbero aiutato”.
Poi, però, l’amara constatazione.
“La Asl ci ha garantito
soltanto quattro ore di assistenza
giornaliere, due al mattino
due al pomeriggio, che sono diventate
6 soltanto dopo insistenti
richieste”. Antonietta ha
una figlia che quest’anno va in
prima elementare: “Mi sono rivolta
a Mina Welby perchè mi
aiutasse, io volevo soltanto andare
a prendere la bambina da
scuola e con gli orari degli infermieri
e dei fisioterapisti non
potevo. Lei si è interessata, ha
ricalcolato le ore e ha sottoposto
una proposta alla Asl Roma
B”. Risposta? Ti arrangi, sono
problemi tuoi. Non ci sono soldi.
La famiglia di Antonietta vive
con 750 euro di pensione del
padre. Il marito è disoccupato
da agosto e sono in ritardo col
pagamento dell'affitto. Lei non
vive più e sa di non poter garantire,
da sola, un’assistenza
adeguata al padre: “Avrebbe diritto
di essere messo su una sedia,
di uscire. Non è morto, anche
se la sua vita non è normale.
Lui reagisce con scatti d’i ra ,
si arrabbia continuamente con
me. E io non so più cosa fare.
Noi abbiamo vissuto in Germania
ed è lì che vorrei tornare, lì
ti trattano come una persona.
In Italia fare il delinquente è l'unica
soluzione, ma non tutti
riescono a farlo”. L’associazio -
ne “Viva la Vita” ha calcolato
che 14 malati di Sla sui 90 conosciuti
nel Lazio hanno da 0 a
sei ore di assistenza giornaliera.
Soltanto in 32 possono contare
sull’h24 e sono tutte assistenze
concesse anni fa. E c’è
persino chi dice che sarebbe in
corso un’ulteriore spending rev
i ew delle ore di assistenza.
LE ASL NON hanno soldi per
i tagli alla sanità operati dalla
Regione, che oltre tutto non
paga neanche quello che dovrebbe.
È il caso dell’ospedale
Santa Lucia, un centro all’avan -
guardia per la riabilitazione
neuromotoria (suo paziente è
stato anche Lamberto Sposini).
A novembre 2011 fu emanato
un decreto per sbloccare i 90
milioni di debito che l’ente aveva
con la Fondazione. “Qualco -
sa è arrivato – racconta il Direttore
sanitario, Antonino Salvia
–, poi si è ribloccato tutto. E
quando abbiamo fatto un decreto
ingiuntivo, l’Av vo c a t u ra
regionale ha risposto che coloro
che avevano firmato il decreto
non erano riconducibili al
rappresentante legale della Regione
e che lo stesso documento
non era stato protocollato”.
Quindi zero euro. In condizioni
simili, anche se per importi
minori, è il Consorzio Aedes
del Sorano, che riunisce una
ventina di Comuni del frusinate.
“Il ritardo medio nei pagamenti
è di 368 giorni – spiega il
presidente di Legacoop Daniele
Del Monaco –. Noi diamo assistenza
a cento anziani e lavoro
a 20 persone con 50 mila euro
”. La cifra che Fiorito aveva a
disposizione ogni mese. Il fatto quotidiano 27 settembre 2012
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