giovedì 30 agosto 2012

Ilva di Taranto continua a inquinare e nessuno fa nulla

FUMI E POLVERI, A L L’ILVA RESTA TUTTO COME PRIMA Il vento avvelena il rione Tamburi Ieri un incendio alle Lamiere L’o rd i n a n z a del giudice non ha avuto alcun seguito. L’Arpa denuncia: superati ancora i limiti di legge di Salvatore Cannavò Il fatto quotidiano 30 agosto 2012 Èpassato più di un mese da quando, il 25 luglio, il Gip di Taranto, Patrizia Todisco, disponeva “il sequestro preventivo” di sei aree dello stabilimento dell'Ilva. Una decisione motivata dalla “grave e attualissima situazione di emergenza ambientale e sanitaria imputabile alle emissioni inquinanti” provenienti dall'insediamento siderurgico. Eppure a Taranto non è cambiato nulla. Solo qualche giorno fa la città è stata investita da una nuvola di polveri inquinanti che ha costretto molti a rinchiudersi in casa. E l'immagine dell'incendio scoppiato ieri nel reparto Lamiere, con la colonna di fumo che si è alzata in cielo, osservabile da tutta la città, rende plasticamente l'immagine di una fabbrica che continua imperterrita a produr re. EPPURE il provvedimento del giudice si riferiva ad “accertate e persistenti criticità ambientali” e motivava la grave decisione del sequestro come l'unico funzionante a tutelare “beni di rango costituzionale che non ammettono contemperamenti, compromessi o compressioni di sorta quali la salute e la vita umana”. Il sequestro, inoltre, era “funzionale all’interruzione delle attività inquinanti” af finché, scriveva il giudice, “non un altro bambino, non un altro abitante di questa sfortunata città, non un altro lavoratore dell’Ilva, abbia ancora ad ammalarsi o a morire o a essere comunque esposto a tali pericoli, a causa delle emissioni tossiche del siderurgico”. Ora, a distanza di 35 giorni, nulla di quanto richiesto dal Gip è stato realizzato. Anzi, come denuncia l'Arpa Puglia, l'agenzia regionale di protezione ambientale, lo scorso 27 agosto si è registrata “una situazione di criticità ambientale che ha visto la diffusione di polveri nelle zone urbane limitrofe all’area industriale”. È stato così superato il valore limite giornaliero di Pm10 nelle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria. A provocare il peggioramento ambientale è stato il vento proveniente da nord-ovest, una forte tramontana che ha trasportato le polveri dei parchi minerar i. La notizia, diffusa ieri dalla stessa Arpa, conferma quanto comitati di cittadini, ambientalisti e gli stessi operai, continuano a ripetere inascoltati: gli impianti continuano a girare normalmente, anche se al di sotto delle capacità produttive e l'inquinamento va avanti come prima. Se la produzione è stata rallentata – funzionano solo 2 altoforni su 5 – “è solo perché il mercato non tira” spiegano alcuni operai che parlano a condizione dell'anonimato. “L'impianto è al 60% delle sue capacità; c'è la crisi, sono due anni che l'Ilva ha ridotto la p ro d u z i o n e ”. Qualcuno rivela che “la notte, la produzione è maggiore e tra gli operai si inizia a soffrire questa situazione”. LE ISPEZIONI dei tecnici nominati dal Gip vanno avanti, anche in piena notte e a sorpresa. I custodi tecnico-operativi, guidati dall'ingegner Barbara Valenzano dell'Arpa regionale, sono quelli che dovranno indicare le misure che l'Ilva dovrà adottare per rispettare le prescrizioni della magistratura. Ma su questo piano si è potuto constatare sul campo la quantità di limiti e condizionamenti subiti dalla magistratura. Il governo ha fatto di tutto per mettere i giudici all'angolo utilizzando, con l'appoggio di gran parte del sindacato, a eccezione della Fiom, l'argomento del rischio chiusura. L'arrivo a Taranto, il 17 agosto, dei ministri Clini e Passera, è servito soprattutto a questo. La decisione del Tribunale del Riesame, che ha nuovamente respinto l'ordinanza del 10 agosto del Gip Todisco, ha avuto come conseguenza diretta la ri-nomina del presidente Ilva, Bruno Ferrante, a custode amministrativo dello stabilimento. Un fatto che non riduce il potere dei custodi tecnico-operativi, ma che ribadisce la linea della piena collaborazione con l'azienda. E così ad oggi, la “grave e attualissima” situazione ambientale, stabilita da un'ordinanza giudiziaria, non ha ancora trovato rimedio, nemmeno parziale. Il vento fortissimo del 27 agosto ha evidenziato di nuovo il problema dell’A re a Parchi come fonte principale di intossicazione. Da più parti è stata avanzata la proposta di coprire i cumuli di ferro e carbone, ad esempio come realizzato dalla Hyndai Steel in Corea del Sud. Ipotesi puntualmente scartate dall'azienda perché troppo costose. L'Ilva ha proposto la costruzione di un muro di 21 metri per separare fabbrica e città. Ma è stata la stessa Arpa, ieri, a ribadire i propri dubbi: “A bb i a - mo già espresso le riserve sulla soluzione proposta dall’Ilva, ovvero il barrieramento, mentre anche di recente l’Agenzia ha riproposto, nell’ambito dell’attuale procedimento di riesame dell’Aia, la soluzione della copertura dei parchi ritenendo che sia quella più efficace”. Ma di passi, in questa direzione, ancora non se ne vedono.

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