venerdì 24 agosto 2012
Dopo Malagrotta via dell'Ortaccio sempre di Cerroni
Dopo Malagrotta, di nuovo Malagrotta
PER LA DISCARICA DI ROMA SCELTO IL SITO MONTI ALL’ORTACCIO, VICINO AL VECCHIO. E SEMPRE DI CERRONI
di Tommaso Rodano Il fatto quotidiano
D opo Malagrotta, di nuovo Malagrotta.
Quando sarà chiusa
una delle più grandi e longeve discariche
d’Europa, tutti i rifiuti di
Roma e Vaticano saranno portati
poche centinaia di metri più in là,
nella stessa zona che per oltre
t re n t ’anni ha sopportato inquinamento
e puzza. Il sito che raccoglierà
l’eredità dell’“ottavo colle”
di Roma si chiama Monti dell’O rtaccio.
L’area è sempre la Valle Galeria,
periferia ovest della Capitale.
Il proprietario del terreno,
neanche a dirlo, è l’avvocato Manlio
Cerroni, padrone della megadiscarica
e intoccabile monopolista
dei rifiuti capitolini da diversi
decenni.
L’annuncio è giunto
ieri dal commissario
per l’e m e rgenza
rifiuti di Roma,
Goffredo Sottile.
Secondo l’ex
prefetto, si tratta
del “sito più idoneo
per ospitare la
nuova discarica
provvisor ia”, ma
ha riconosciuto
che si è trattato di
una decisione
“dettata dall’u rgenza”.
Un’“ur genza” ch e
dura almeno dalla
scorsa estate,
quando la governatrice
del Lazio
Renata Polverini
ha sancito l’i m m inente
e improrogabile chiusura di
Malagrotta. Ai tempi la città fu tappezzata
dai manifesti del Pdl che
rivendicavano il merito della fine
dell’ecomostro: “Dopo 35 anni
chiude Malagrotta. Grazie ad Alemanno
e Polverini”.
DODICI mesi dopo, Malagrotta è
ancora l’unica valvola di sfogo della
“monnezza” di Roma. I suoi cancelli
rimarranno aperti almeno fino
al 31 dicembre 2012, giorno in
cui scade l’ennesima ultima proroga.
Nel frattempo sulla Regione
Lazio pende la scure di una procedura
d’infrazione aperta dall’Unione
europea per lo smaltimento
di rifiuti non trattati: Bruxelles ha
minacciato di portare la questione
alla Corte di giustizia.
Nel corso dell’anno né il governo
Berlusconi, né quello Monti, né la
giunta regionale, provinciale e capitolina,
né l’ex commissario ad
hoc Alfonso Pecoraro, sono riusciti
a trovare un’alternativa valida all’“
ottavo colle”. Mentre la raccolta
differenziata di Roma ha continuato
a languire attorno al 24 percento,
i nomi dei siti che avrebbero
dovuto ospitare la nuova discarica
si sono rincorsi in un balletto infruttuoso:
prima Fiumicino, poi
Quadro Alto a Riano, Corcolle (vicino
a Villa Adriana), poi di nuovo
Riano (Pian dell’Olmo), per non citarne
altri circolati anche solo per
pochi giorni. In ogni singolo territorio
minacciato sono spuntati
combattivi comitati di protesta,
che hanno contribuito a smontare
le scelte delle istituzioni (spesso
campate in aria).
SE LA DECISIONE di Sottile dovesse
essere confermata (Alemanno,
Polverini e Zingaretti si dichiarano
contrari), la “monnezza” ro -
mana tornerebbe a pochi passi da
Malagrotta, in un territorio deturpato
da trentasei anni di spazzatura,
da una raffineria, un gassificatore
e un inceneritore di rifiuti
ospedalieri. Un’area in cui le ricerche
di Arpa e Ispra hanno documentato
un inquinamento gravissimo
delle falde acquifere e i cittadini,
esausti, hanno denunciato
un’incidenza sospetta delle malattie
tumorali.
Soprattutto, l’immondizia tornerebbe
dal suo d o m i nu s , Manlio
Cerroni. Tagliarlo fuori, nonostante
gli annunci di sindaco e governatrice,
sembra impossibile. L’av -
vocato tiene pronti i suoi terreni
da sempre. Sapeva che prima o poi
la politica sarebbe tornata a bussare.
La scorsa estate aveva mostrato
i Monti dell’Ortaccio alle telecamere
di “P re s a d i re t t a ”: “La discarica
è come una locanda, non è
mica l’Excelsior” - aveva detto -.
“Ma se non hai i soldi da qualche
parte devi pure mangiare e dormire
”.
Rifiuti romani senza pace
La discarica di Malagrotta sostituita da Monte all’O r t a c c i o.
Sopra Manlio Cerroni. Sotto: Gianni Alemanno (LAPRESSE/ANSA/DLM)
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