lunedì 30 luglio 2012

prigionieri di discariche, centrali, impianti inquinanti e molesti

Prigionieri in casa propria dell’inquinamento Chi vive nei pressi di una discarica, di una centrale o impianto inquinante e maleodorante, rumoroso, brutto può chiedere il rispetto della Costituzione? E se i principi fondamentali della Costituzione vengono calpestati da chi attua impianti molesti i cittadini a chi possono chiedere il rispetto dei propri diritti? Al sindaco, alla Provincia, alla Asl, all’Arpa, alla Regione, al Prefetto, al Parlamento (italiano o europeo), al capo dello stato? E come, in quanto tempo, quando? Spesso chi vive (o lavora o dimora per qualsiasi motivo o necessità) in vicinanza di un impianto molesto è costretto a vivere prigioniero in casa sua. Non si può affacciare, non può prendere il sole o passeggiare nel giardino, non può arieggiare gli ambienti, non può far entrare il fresco (o il calore) da fuori. Vediamo i primi articoli della Costituzione. All’articolo 1 tra l’altro si dice che “la sovranità appartiene al popolo..” nel caso di vicinanza con impianto molesto non è sovranità ma servitù. E le servitù (in base al codice civile) si pagano. Ma qui non paga nessuno ammesso si possa quantificare la prigionia o la riduzione della libertà. L’art. 2 garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e richiede la solidarietà. Limitarne la libertà viola invece i diritti e non c’è nemmeno nessuna solidarietà, specie delle istituzioni a volte assenti o silenti o inadempienti. L’art. 3 impone alla Repubblica l’obbligo di rimuovere gli ostacoli di ordine sociale che limitano libertà e uguaglianza. Quindi se la Repubblica non rimuove questi ostacoli o manca la Repubblica o mancano libertà e uguaglianza oppure semplicemente mancano Repubblica, libertà e uguaglianza. L’art. 4 riconosce ad ogni cittadino un’attività per il progresso materiale e se questo cittadino non può nemmeno curare il proprio giardino, coltivare la propria terra?

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