martedì 24 luglio 2012

Cina pronta a entrare nel nucleare britannico: gravi conseguenze

Cina pronta a entrare nel nucleare britannico. “Conseguenze gravi”

Cinque i nuovi reattori che Pechino costruirebbe nel Regno Unito per una commessa di oltre 35 miliardi di sterline. Per la stampa inglese si tratta di un ingresso pericoloso perché potrebbe portare a un’ingerenza e un'influenza sempre più forti del gigante asiatico sulle sorti del Paese

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Secondo fonti governative, ormai mancano solo gli ultimi dettagli dell’accordo. Secondo le associazioni che si battono per l’ambiente come Greenpeace e altri gruppi, sarebbe solamente un “insulto” al Regno Unito. La Cina è pronta infatti a entrare nel settore del nucleare britannico, costruendo cinque nuovi reattori nucleari per una commessa di oltre 35 miliardi di sterline, oltre 42 miliardi e 500 milioni di euro. Nella settimana che si è appena conclusa, uomini del Cnnpc (China national nuclear power corporation) hanno incontrato la dirigenza del britannico Decc (Department of energy and climate change) per mettere a punto un piano per lo sbarco del gigante asiatico nel delicato campo dell’energia nucleare. Il Regno Unito, nonostante Fukushima e nonostante le proteste in casa e a livello europeo, è intenzionato ad andare avanti con il progetto di nuovi reattori e nuove centrali. E Pechino ora potrebbe giocare la sua parte.
Wylfa nel Galles e Oldbury nel Gloucestershire, questi gli impianti dati per sicuro. Ma la Cina sarebbe interessata anche a nuovi reattori da costruire a Bradwell nell’Essex, a Heysham nel Lancashire a ad Harlepool nel County Durham. Secondo gli analisti, l’elezione del presidente Hollande in Francia avrebbe allontanato la Edf dall’orizzonte britannico, azienda fino a ieri favorita per il piano di sviluppo del nucleare nel Regno Unito. Ma sarà difficile, dicono sempre gli analisti, allontanare del tutto il gigante francese dai siti atomici della Gran Bretagna. Guerra quindi fra Cina e Francia? Con un comunicato, Greenpeace, da sempre contraria all’energia nucleare, ha fatto sapere: “Gli operatori cinesi dell’atomico sono supportati dallo stato, il che potrebbe aiutare a risolvere la questione del finanziamento di carissimi nuovi reattori nel Regno Unito. Ma questo significa anche che il denaro dei contribuenti britannici andrà a finire in Cina piuttosto che in Francia, che è pur sempre nostro partner a livello europeo”. Come a dire, meglio che la liquidità rimanga all’interno dell’Unione europea: ne trarrebbero beneficio pure al di qua della Manica.
Ora la stampa britannica, come ad esempio il Guardian, dice che l’ingresso dei cinesi potrebbe avere “conseguenze drammatiche”. La preoccupazione, chiaramente, è di un’ingerenza e di una influenza sempre più forti del gigante asiatico sulle sorti del regno. La Cina è già presente con partecipazioni a importanti infrastrutture come quella di Thames Water, che fornisce l’acqua potabile a tutta l’area di Londra, quella del porto di Felixtowe e la raffineria di petrolio di Grangemouth. Ma la Cina possiede anche numerose aziende come Gieves & Hawkes, abbigliamento e tessuti di lusso, e Weetabix, impresa del settore alimentare. Ora, appunto, anche il nucleare, per sviluppare il quale Pechino, che non manca comunque di liquidità, sta pensando a una sottoscrizione pubblica per raccogliere 17 miliardi di sterline.
La Cina costruisce e gestisce centrali atomiche già dal 1994. La mossa verrebbe portata a termine con l’ingresso nel consorzio Horizon, che ha già progettato la costruzione delle cinque centrali al centro del piano. Ma le proteste non arrivano solo da Greenpeace. Un ex consulente per le politiche energetiche del governo britannico, Nick Butler, recentemente ha scritto un post in un blog del Financial Times. “In questo modo la Cina entrerebbe dentro al nostro sistema, con un accesso alla rete nazionale dell’energia del Regno Unito e ai segreti della nostra tecnologia. Certo, oggi abbiamo raggiunto un livello di globalizzazione che fa in modo che la nazionalità della proprietà sia irrilevante. Eppure è sconcertante che in cambio dell’ingresso nel Regno Unito non venga chiesto alla Cina di porre un freno al furto di proprietà intellettuale a ai agli attacchi informatici di cui adesso proprio Pechino è leader”.

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