LA DISCARICA GIÀ PUZZA
E NON
È IMMONDIZIA
Corcolle,
un affare da 300 milioni l’ann o
Villa
Adriana, oggi
decide
il Cdm
Il
prefetto
Pecoraro
ha dato
la
valutazione
alla
società
di
un amico
di
Malcom Pagani “Il fatto quotidiano” 25 maggio 2012
Questa
mattina, scaduti i
termini
per bluff, titubanze
e
rilanci, si vedranno
le
carte. E si scoprirà
se
davanti al Consiglio dei ministri
Mario
Monti (un signore
che
fino a pochi mesi fa sedeva
nel
Cda del Fondo ambiente
italiano)
vorrà essere ricordato
come
il Presidente non
scelto
dagli elettori che permise
lo
scempio di Villa Adriana
o
deciderà di indossare un
abito
diverso. Lorenzo Ornaghi,
il
visconte dimezzato in
seno
alla Cultura, ha messo sul
tavolo
le proprie dimissioni.
Dopo
averle annunciate, ritirate,
posticipate,
continuare a
rimanere
al Collegio Romano
anche
in caso di “avanti tutta”
gli
sarà impossibile.
IERI,
DOPO un rapido passaggio
nelle
zone terremotate,
l’attuale
rettore della Cattolica
è
corso a Corcolle per rendersi
conto
della situazione. Un
viaggio
inutile, simbolico, teso
a
affermare una contrarietà
mediatica
sopra la quale altri
interessi
hanno stratificato
una
trama inestricabile. La discarica
produce
denaro. E i soldi
non
hanno odore. Così il
nuovo
potere politico di stanza
a
Roma, escluso o marginale
ai
tempi in cui il Re indiscusso
dell’immondizia
rispondeva al
solo
indirizzo di Manlio Cerroni
da
Pisoniano (due località alternative
proposte,
totalmente
ignorato)
ha deciso di partecipare
alla
festa. Le scelte
economiche
lasciano gli ideali
nell’angolo
e l’opzione di Corcolle
vale
oltre 300 milioni di
euro
(qualcuno sostiene 500)
l’anno.
Il sito per cui oggi Renata
Polverini
e il prefetto Pecoraro
smaniano
lo trovò Claudio
Botticelli,
un imprenditore
romano
che con l’Asea, una srl
con
un capitale sociale risibile
(diecimila
euro, il minimo previsto)
gestita
dai due figli ventenni,
si
era già occupato della
gestione
della cava di Fondi, il
comune
che l’allora ministro
dell’Interno
Roberto Maroni
sciolse
per inflitrazioni malavitose.
Il
sito di stoccaggio in
provincia
di Latina fu oggetto
di
attenzioni non benevole (arresti
per
usura) da parte della
Direzione
distrettuale antimafia
di
Roma e l’Asea, la cui sede
legale
è stata recentemente
spostata
a Treviso e quella un
tempo
operativa di Aprilia è
oggi
in stato di abbandono, ha
continuato
a lavorare nel settore.
Prima
rilevando l’enor me
buca
adiacente a Villa Adriana
di
proprietà del costruttore ed
ex
piduista in sonno Simonpietro
Salini
(tessera numero 531)
utile
a interrare i detriti della
Metro
B1 di Roma. Poi insistendo.
Con
variazioni, sul tema.
Con i
due giovani Botticelli,
Alessandro
e Nicoletta, si è
messo
in affari il proprietario
del
castello adiacente la cava
che
guarda Villa Adriana. Giuseppe
Piccioni,
socio al 50 per
cento
dell’Ecologia Corcolle
srl,
la società che con impressionante
lungimiranza
e tre
mesi
di anticipo rispetto all’indicazione
del
sito che avrebbe
sostituito
Malagrotta, firmò
nello
studio di un notaio di Tivoli
un
contratto d’affitto per
24 ettari. Coincidenze?
Piccioni,
che
oggi si dice ingannato
dai
Botticelli, è uno strano personaggio.
Sua
moglie, Manuela
Planner
Terzaghi, è rappresentante
assieme
al figlio Andrea,
della
“Brixia Verwaltungs Ag”
una
società svizzera “anonima”
proprietaria
della buca in
odore
di esproprio in cui dovrebbero
finire
i rifiuti dei romani.
Sulla
inquietante impalpabilità
della
Brixia si era
espresso,
ed è tutto dire, il difensore
di
Delfo Zorzi (indagato
per
la strage di Piazza Fontana)
e
avvocato di Berlusconi,
Gaetano
Pecorella che in commissione
Ecomafie
picchiò sui
Planner
Terzaghi: “I rappresentanti
possono
essere anche
le
persone più oneste del mondo,
ma
dietro una società anonima
ci
può essere un mafioso”.
UN
INTRECCIO su cui indaga
la Procura di Roma, ma
che
lascia indifferente il prefetto
Giuseppe
Pecoraro. L’uomo
che
affidò la valutazione su
Corcolle
(“avevo fretta”) a un
suo
vecchio amico di Palma
Campania,
Luigi Sorrentino, e
a un
suo consulente personale:
Pietro
Moretti della Cidiemme.
La
risposta positiva arrivò
in 24
ore. Altre coincidenze. In
questi
mesi, Giuseppe Pecoraro
ha
imparato a farsi conoscere.
Mentre
ottiene la fiducia
del
governo, il palazzo tutto si
impegna
nel dichiarazionismo
e lui
incassa la sinistra, desolante
solidarietà
del vicino di ufficio
Nicola
Zingaretti: “Mi fa
schifo
chi lo attacca”, Pecoraro
guarda
oltre. Per mesi ha terrorizzato
i
romani paventando
palazzi
di immondizia ai bordi
delle
strade e manganelli pronti
all’uso:
“Siamo in una situazione
tipo
quella di Napoli e
prenderò
provvedimenti contro
chi
ci farà andare in emerge
n z a
”. Ora, al redde rationem,
ottenuto
parere favorevole
dall’avvocatura
dello Stato,
non
guarda in faccia a nessuno
e
nessuno, di converso, gli
chiede
un passo indietro. Ai
bei
tempi in cui precipitava
nell’a
f fa i re P4 e conversava di
ordini
del giorno del Copasir
con
Bisignani, accadeva lo
stesso.
Di Gigi, come di mezzo ceto politico, Pecoraro è sodale.
A
leggere l’inter rogatorio
dei
pm al faccendiere, Pecoraro
esulava
dai suoi compiti di
controllo
dispensando consigli
su
parchi giochi in zona Valmontone
(Rainbow
Magicland)
che
non si sarebbero dovuti
costruire,
ma vennero edificati
ugualmente
in spregio a
legge
e vincoli: “Il Pecoraro, sapendo
che
ero buon amico di
Angelo
Rovati mi disse che lo
stesso,
interessato a tale opera,
avrebbe
avuto problemi e che
lui
non avrebbe mai potuto autorizzare
l’apertura
per problemi
di
viabilità legati all'Autostrada
A1”.
Lo fece. Villa
Adriana
è in buone mani
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