mercoledì 23 maggio 2012
Lazio il crack del consorzio Gaia per i rifiuti vale 200 milioni di €
Rifiuti nel Lazio, il crack del consorzio Gaia vale oltre duecento
milioni di euro
La condanna emessa dalla Corte dei Conti è carico di Roberto Scaglione,
indicato come unico responsabile del fallimento del consorzio che
gestisce due inceneritori e una discarica al confine con la provincia di
Frosinone
di Andrea Palladino | 23 maggio 2012
La condanna è senza precedenti: 211 milioni di euro di danno erariale,
tutti a carico di un’unica persona. Si chiama Roberto Scaglione, 59
anni, ex amministratore delegato del consorzio Gaia di Colleferro,
gestore dei rifiuti di molti comuni del sud del Lazio. Per i magistrati
contabili è il principale responsabile del crack del gruppo che gestisce
due inceneritori e una discarica al confine con la provincia di
Frosinone; una società ancora oggi in forti difficoltà finanziarie, in
attesa di un salvataggio promesso e non ancora mantenuto da parte della
Regione Lazio, polo strategico nel complesso e rischioso scenario della
gestione dei rifiuti a Roma e dintorni, sull’orlo di un’emergenza alla
campana che appare sempre più vicina.
Durante la gestione di Roberto Scaglione – prima del commissariamento
della società, avvenuto nell’agosto del 2007 – la cassa depositi e
prestiti aveva finanziato una serie di progetti per la realizzazione di
impianti di gestione dei rifiuti. Opere in realtà fantasma, costate
milioni di euro finiti nel nulla, che oggi la Corte dei Conti cerca di
recuperare. All’appello manca, ad esempio, una seconda discarica che
avrebbe dovuto servire decine di comuni: “Un impianto che oggi a
Colleferro non esiste – ricordava il Pm di Velletri Giuseppe Travaglini
davanti alla commissione ecomafie il 24 giugno del 2009 -. Per la
verità, non esiste neanche il progetto esecutivo di quella discarica.
Non esiste assolutamente niente. Eppure, sono state giustificate spese
per circa 30 milioni di euro, tramite esibizione di fatture”. Una cifra
che è solo una minima parte dei soldi mancanti nelle casse di Gaia.
La Procura della Corte dei Conti aveva presentato un capo d’imputazione
pesantissimo nei confronti dell’ex management di Gaia: “Somme che
erogate a titolo di mutuo dalla Cassa DD.PP. per uno scopo ben definito
risultano non essere state spese, e dunque di ignota destinazione, o
essere state impiegate per una finalità in tutto o in parte diversa da
quella per la quale la Cassa aveva concesso il mutuo”. E ancora: “Somme
erogate a titolo di mutuo e non più recuperabili a seguito della messa
in stato di amministrazione straordinaria del Consorzio”; un danno
erariale, quest’ultimo, che secondo i magistrati contabili
corrisponderebbe alla cifra di 150 milioni di euro.
Oltre all’ex amministratore delegato Roberto Scaglione – che si trova
nella posizione di principale condannato – la Corte dei Conti ha
censurato la gestione di buona parte dell’antica dirigenza: Livio Fantei
(37 milioni di euro), Pinuccio Colleo (38 milioni di euro), Loreto
Ruggeri (13,4 milioni di euro), Luigi Sposi (13,4 milioni di euro),
Alberto Ciaschi, Maurizio De Cinti e Mattia Papaleo (310 mila euro).
Condannato a rimborsare 310 mila euro anche Domenico Frasca, il tecnico
che eseguì la perizia di valutazione del consorzio al momento della
trasformazione in Spa, ritenuta dalla Procura “preordinata ad occultare
la situazione finanziariamente dannosa in cui versava la costituita
società, contribuendo a rendere possibili gli ulteriori danni futuri,
che, sarebbero stati evitati da una conoscenza veritiera della reale
situazione patrimoniale”.
Sorprende – anche a distanza di anni – la facilità con la quale
l’azienda all’epoca guidata da Roberto Scaglione otteneva mutui
milionari dalla Cassa depositi e prestiti, oggi parte lesa nel processo
contabile: “Sostanzialmente, all’inizio degli anni 2000, l’allora
consorzio di comuni Gaia aveva ricevuto in un paio di anni dalla Cassa
depositi e prestiti oltre 100 milioni di euro – traducendo nella valuta
attuale – di mutui di scopo. Questi ultimi erano stati erogati sulla
base di progetti molto sintetici e liquidati dalla Cassa depositi e
prestiti, in alcuni casi, in appena quindici giorni”, spiegava in
commissione ecomafie Giuseppe Travaglini, il Pm che ha seguito per la
procura di Velletri l’inchiesta penale sul consorzio Gaia.
Gran parte dei soldi ottenuti dalla Cassa depositi e prestiti sarebbe in
realtà stata utilizzata per mantenere in piedi un’azienda forse troppo
vicina alla politica locale: “Gaia doveva essere mantenuta in vita a
tutti i costi non tanto per garantire i servizi pubblici per la
fornitura dei quali era stata istituita, ma per preservare i flussi
finanziari necessari per far sopravvivere”, scrivono i magistrati
contabili nella sentenza. Una gestione che alla fine ha portato
all’attuale commissariamento e alla sempre più probabile cessione ai
privati degli impianti, mentre il Lazio si avvia verso un futuro della
gestione dei rifiuti sempre più
incerto.http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/23/rifiuti-lazio-crack-consorzio-gaia-vale-oltre-duecento-milioni-euro/239889/
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